Canti Sacri
La tradizione religiosa montecalvese
annovera personaggi e figure di particolare rilievo,non solo sotto
l’aspetto prettamente fideistico,ma anche per quel che riguarda la pratica
culturale,la ricerca e la partecipazione agli avvenimenti del vivere
civile.
Come ho spesso ricordato,in altri scritti,Montecalvo
ha mantenuto nei secoli,un sano e proficuo connubio di sacralità e di
secolarità,che non ha mai confusionato nell’incertezza o nella volgarità.
Un paese di scrittori,di poeti,di santi e
di pensatori,vanto dell’Irpinia e riferimento costante
dell’intellettualismo provinciale .
In questa costante e doverosa ricerca,non
poteva escludersi una figura,che per certi versi è ancora viva nei ricordi
dei Montecalvesi,più per le sue goliardie e le sue stravaganze,che non per
la sua profonda cultura.
Sto parlando del Canonico Don Michele
Bellaroba,vissuto a cavallo tra il XIX e XX secolo,spirito libero e
cosmopolita,protagonista originale del suo tempo.
Famoso per la sua straordinaria e
coinvolgente attività di Predicatore,era ricercatissimo per la unicità nel
recitare i panegirici,come nel rappresentare e spiegare al popolo i passi
degli evangeli,recuperando quella straordinaria tradizione medioevale,di
spiegare con semplicità e con forza immaginifica le vicende
sacre,umanizzando gli avvenimenti e trasponendo il dolore e le amarezze,le
inquietudini e le ingiustizie,da cui non erano esclusi nemmeno i
Santi,compiendo un’opera di esemplificazione esegetica che raggiungeva il
cuore dei fedeli,spesso inconsapevoli del significato delle parole in
latino,e assoggettati a una ritualità sterile e improduttiva.
Memorabili le rappresentazioni sulla
passione di Nostro Signore Gesù Cristo,come sulle perfidie del demonio,che
lasciavano i numerosi fedeli,dei tanti comuni,visibilmente scossi ed
emotivamente coinvolti.
Un uomo straordinario,autore di scherzi
proverbiali e aperto persecutore del bigottismo,votato a una sana ricerca
della verità,svelata e propagata a tutti.
Amava scrivere, e le sue lettere,come i
suoi componimenti prosastici,erano pregnati di una palpabile vena
letteraria e di una sagace autoironia,pervasi da una sicura conoscenza
filologica.
Tra le opere rimaste,che come tante e di
tanti altri letterati montecalvesi,si dovrebbe por mano ad una raccolta
antologica,mi è sembrato significativo riprodurre quella che rende meglio
la sensibilità di questo concittadino, una “ Canzoncina
Popolare”di cui si è perso,forse,il testo musicale,edita il 24
luglio 1896(centodieci anni fa ) dedicata alla SS. Vergine di
Pompei, la cui Sacra Immagine si conserva nella Chiesa del Carmine
e il cui sacro artistico altare,andrebbe ricollocato nella struttura a far
bella mostra di sé e dei benefattori che ne hanno commissionato
l’esecuzione e la posa in opera,(stesso
discorso va fatto per l’altare di Santa Lucia la cui seicentesca e
miracolosa statua, nella sua decorosa nicchia laterale, sembra implorare
la restaurazione del proprio altare e del proprio millenario culto).
Miracolso quadro della Madonna di Pompei
Chiesa del Carmine sec,XIX-XX
(foto archivio Palazzo Stiscia)
e la cui devozione trova maggior culto e
venerazione nell’apposita Cappella di Corsano*,edificata,nel
1938, a spese e su terreno di proprietà del munifico signor Scarpellino
Francesco ,inaugurata con gran solennità e sotto l’attenta regia dell’arciprete
Don Fedele Stiscia che ne curò l’allestimento, dotandola delle
sacre suppellettili e dell’armonium(dono personale),col quale furono
intonati i gloriosi inni alla Vergine Celeste,frutto dell’ingegno e della
devozione di tanti montecalvesi, in un felice connubio con i lavori di
ampliamento del più famoso Santuario Pompeiano.*(Festeggiamenti
ultima domenica di Maggio)
Anche questi uomini,ahimé,son finiti nel
dimenticatoio,in una sorta
di inconcepibile Limbo,dove sono relegati i migliori esempi del nostro
popolo,sempre più votato all’insano esercizio di distruggere le proprie
origini.
Riproduzione del Testo “Canzoncina Popolare”
Stampato in
Ariano Irpino-Stab.Tip. Appulo-Irpino
(Archivio
Palazzo Stiscia)
Montecalvo Irpino
Maggio 2006
Dott.Antonio Stiscia
Il presente
articoletto è dedicato all’amico avv. Giuseppe Bellaroba,che benevolmente
apprezza i miei umili scritti. |