COMUNE DI MONTECALVO IRPINO
Città del Pane
(PROVINCIA DI AVELLINO)
Paese natale di San Pompilio Maria
Pirrotti
Gemellato col Comune di
DONCEEL (B)
U.R.P. UFFICIO RELAZIONI
CON IL PUBBLICO
Tel0825/818019-fax0825/819281
Sito
Ufficiale: www.comune.montecalvoirpino.av.it
e-mail:uffici@comune.montecalvoirpino.av.it
personal-mail: dottstiscia@libero.it
Spett/le Presidente
Associazione Città del Pane
Piazza Garibaldi 10
55011 ALTOPASCIO (LU)
Oggetto:Considerazioni e Proposte per una normativa che tuteli il Pane
Italiano
Tradizionale.
^^^^^^^^^^^^^^^^^
A seguito del Decreto Legge 4/7/2006
n° 223 art.4 è stata abrogata la legge 31/7/1956 n°1002 e la lettera
b) del comma 2 dell’art. 22 del Decreto Leg/vo 112/98.
L’abrogazione della legge,peraltro già
considerata obsoleta in svariate occasioni assembleari,ha trovato
naturale esternalizzazione in un mio intervento,quale Funzionario del
Comune di Montecalvo Irpino,al Convegno su “Il Pane Tipico e
Tradizionale”tenutosi il 24 Maggio 2005 presso la Sede
ANCI di Roma e inserito nel
Progetto Res Tipica.
In quella occasione il Comune di
Montecalvo evidenziò i limiti di una legge (la 1002) chiedendone
l’ abrogazione,perché penalizzante allo sviluppo economico di tanti
piccoli centri .
Il governo, ascoltando,forse, la voce
del Comune di Montecalvo ,ma certamente in attuazione di una politica
di calmierizzazione dei prezzi ,in uno alla volontà di favorire una
maggior produzione-offerta del prodotto Pane,ha compiuto un atto
apprezzabile e sintonico con le esigenze di tanti potenziali
produttori e di tanti riconoscenti,consumatori.
In occasione del convegno ANCI si è
parlato di originalità e qualità dei grani (importati senza controlli
sulla qualità cfr vicende legate all’importazione di grano messicano e
canadese) come sulle farine, per le quali si parla sempre più spesso
di integratori chimici e biologici per aumentarne la resa.(cfr.
Convegno del Comune di Adria –sabato 2 settembre 2006).
Ed ancora il rischio,se non la realtà,
della presenza sul mercato, di pane surgelato,importato da paesi
comunitari dell’est Europa,con prezzi di forte concorrenzialità,e con
la pericolosa conseguenza che in Italia avvenga il solo momento della
cottura.
E’ dunque,pienamente condivisibile il
provvedimento cassativo del governo,perché in Italia la modifica o il
miglioramento di una Legge appare di fatto impossibile,nel mentre una
vacatio legislativa,pericolosa in fieri a tutte le parti
interessate,costringerà le forze politiche e produttive del paese a
trovare un punto o più punti di incontro per realizzare una legge
moderna che disciplini il futuro della panificazione,ma con uno
sguardo,speriamo, al passato e alla tradizione,per garantire per lungo
tempo ancora l’esistenza del prodotto PANE.
In verità,nel lasso di tempo
intercorso per la conversione in legge,il decreto ha avuto delle
integrazioni,frutto delle istanze dei panificatori e del governo,per
la miglior tutela dei consumatori.
Infatti l’art.4 della legge di
conversione n° 248 del 4/8/2006 prevede due significative
novità,però insufficienti,a parer nostro:
-La nascita del Responsabile
dell’Attività Produttiva;
-la possibilità di vendere i prodotti
da forno a consumo immediato(pizze
pizzette,piccola pasticceria…).
Particolare importanza riveste poi il
comma 2 ter allorché prevede che entro 12 mesi dall’entrata in
vigore della legge di conversione,il Ministro dello Sviluppo
Economico,di concerto con il Ministro delle Politiche Agricole e
Ministro della Salute,e conferenza Stato-Regioni,emana un Decreto ai
sensi dell’art. 17 della legge 400/88 volto a disciplinare,in
conformità al Diritto Comunitario:
-La
denominazione di Panificio,da riservare alle imprese che
svolgono l’intero ciclo di produzione del Pane.
-La
denominazione di “Pane Fresco”,ottenuto da un processo di
produzione continuo,senza interruzione,congelamento o altro,con
scadenza;
-Adozione della dicitura “Pane
Conservato” con relativi standard di conservazione.
I Comuni e le autorità competenti in
materia igienico-sanitaria,esercitano le rispettive funzioni di
vigilanza……..Le violazioni sono punite……….
Come si vede,un ottimo inizio,un
indecifrabile percorso intermedio e un preoccupante risultato finale.
Da quel che si legge,nulla è stato
pensato per i pani tradizionali e tipici del nostro Bel Paese,che
attendono un riconoscimento e una tutela che va al di la dei marchi
Igp e Dop,(di cui si prevede una forte crescita mancando altre forme
di tutela), e col sicuro rischio che ogni attività di panificazione
sia finalizzata alla sola logica di mercato,con la conseguenza di
avere un :
Costante ribassamento dei prezzi a
scapito della qualità!
Che fare ?
L’Associazione Città del Pane,ha
in questa fase un compito importantissimo, per il fatto di essere una
Associazione radicata su tutto il Territorio Nazionale e con realtà
Comunali diversissime tra loro,ma accomunate dalla volontà di
promuovere il Pane di qualità,tipico e tradizionale,preservandone le
caratteristiche e la originalità,evitando la massificazione del
prodotto e tutelandone la diversità bioagroalimentare.
Sarà compito dell’associazione,farsi
portavoce di un unico documento propositivo,da presentare al governo e
ai ministri competenti,per la stesura di un provvedimento legislativo
e/o interministeriale,che non sia solo frutto delle esigenze delle
grandi catene produttive e distributive delle grandi città, ma anche
rispettoso delle particolarità e delle unicità.
Va intrapresa una sana opera di
coinvolgimento dei parlamentari referenti al territorio,per una
attività costante di tutela del Pane Italiano , approfittando
del comma 2 ter per inserire ed evidenziare le tante realtà del
Pane Tipico e Tradizionale,da tutelare ad ogni costo.
Se l’intento del governo era quello di
favorire La vendita del pane a prezzi più accessibili, può accadere
che una politica ultra liberista, con la nascita di più panifici,può
comportare un continuo abbassamento dei prezzi,a totale scapito della
qualità del prodotto Pane.
Per scongiurare
anche questo pericolo si vanno a formulare le seguenti:
PROPOSTE
1)Creazione
di un marchio nazionale “Pane Italiano Tipico e Tradizionale”(PITT),per
la tutela del Pane che è preparato,lavorato con prodotti
italiani,cotto in Italia.
2)Creazione
di un Albo Nazionale del Pane,da istituire presso il Ministero
delle Politiche Agricole e Forestali,con l’intento di raccogliere e
coordinare i dati(Tipologia,processo produttivo e
lavorativo,particolarità del pane,valore organolettico e alimentare)di
tutti i Pani d’Italia Tipici,da elencarsi per Regioni-aree
geografiche e produttive,con una scheda identificativa
storica,culturale e alimentare,nel rispetto della filiera produttiva e
degli standard produttivi relativi;
(
La creazione di un disciplinare PITT che vada a riconoscere ad
alcuni pani quelle caratteristiche generali che sono già insite nella
IGP e DOP ,e che consentono un allargamento tutelato della qualità del
Pane,sempre più sottoposto alla concorrenza del pane della grande
distribuzione-Pane industriale, prevedendo una mirata estensione
applicativa della normativa ex lege 204/2004);
3)Forme
di incentivazione,a carattere regionale (Con appositi bandi di
tutela del Pane Tipico e
Tradizionale Regionale- PTTR),per la salvaguardia e la riscoperta dei
grani e delle farine tradizionali(BIODIVERSITA’),abbinate
ad uno studio sulle tipologie di Frumento,reinserendo le specie
autoctone e compatibili ai climi,prevedendo forme mirate di
finanziamenti integrativi ai grani speciali destinati alla
panificazione tradizionale.
4)Individuazione
della Filiera produttiva e mappatura nazionale dei grani presenti
nella tradizione italiana,con il coinvolgimento delle facoltà di
Agraria presenti in ambito regionale ,attivando studi di agronomia
applicata.
5)
Costituzione a livello Regionale-Provinciale di una Commissione di
Garanzia,per la tutela del Pane e suoi derivati,sotto l’aspetto
produttivo e tipologico;
6)Sganciamento
delle attività di panificazione dal novero delle competenze delle
Camere di Commercio,stante la particolarità dell’attività di
Panificazione .
7)La
previsione di incentivi economici e/o sgravi tributari per le attività
di panificazione artigianale,in regola con le procedure di
panificazione tipica,per la produzione di nicchia e di qualità di
alcuni pani,che nello specifico andrebbero individuati con un codice
alfanumerico depositato presso il Ministero o Assessorato regionale e
riportato sulle buste-etichette-loghi e luoghi di produzione e
vendita.
8) Imbustatura
Se è vero che La imbustatura
meccanica del pane ne garantisce la igienicità,al contempo vanno
considerati i rischi del pane imbustato ancor caldo,con prodotti
potenzialmente alterabili che col caldo rilasciano sostanze tossiche,e
che certamente,favoriscono la muffa,impedendo,specie al pane tipico
tradizionale,(che si conserva per più giorni),di asciugarsi
naturalmente e di rilasciare lentamente l’umidità accumulata nel
processo di lievitazione e di cottura.
Si propone di esentare il pane tipico
e tradizionale dall’obbligo dell’imbustatura meccanica,
assoggettandolo a forme di tutela igienica ordinaria,(dall’utilizzo
dell’ imbustamento manuale in carta,come dal maneggio con guanti o il
deposito in appositi areati scaffali di vendita).
Si rende necessaria
aprire una riflessione sul pericolo a cui può andare incontro la
panificazione artigianale,allorché la grande distribuzione decidesse
di produrre e smerciare il pane all’interno delle grosse strutture di
cui dispone,decretando in questo modo la morte dei piccoli
panificatori,con una conseguente crisi a carico del settore,un
impoverimento del prodotto pane,una diminuzione della qualità e una
perdita secca del valore della tipicità…
Sulla scorta di queste
considerazioni si ritiene necessario proporre una norma che vieti la
produzione di pane all’interno dei grandi centri commerciali,perché si
andrebbe a capitalizzare un alimento,che per la specificità
produttiva,relazionale e sociale,va invece,salvaguardato e
tutelato,mantenendo una sua unicità ed esclusività produttiva.
Proposta alle Città del Pane
Come proposto dal rappresentante del
Comune di Montecalvo Irpino all’Assemblea dell’associazione
tenutasi ad Adria il 2 Settembre 2006,è opportuno inserire la dizione
“ Comune aderente all’Associazione Città del Pane”
nell’articolo dello Statuto Comunale, parte prodromica ,che fissa le
linee generali dell’azione amministrativa,specie se si ha intenzione
di dotarsi di strumenti di tutela e promozione( IGP-DOP-Consorzio di
vendita..), al fine di Istituzionalizzare le attività
dell’Associazione, che potrebbe svolgere un preciso compito di
consulenza(tecnica-economica) e rappresentare una sola forte voce
nelle iniziative comuni da intraprendere,come quella che ci si accinge
a mettere in atto.
Con questo atto di quasi autotutela,potremmo
compiere azioni di maggior visibilità e porci come organo
propositivo,compiendo un primo significativo atto :
Riportare immediatamente sotto lo
Stemma del Comune,in tutta la carta intestata,la dizione e il logo di
Città del Pane.
Lì 16 Settembre 2006
Il Relatore-Resp.
U.R.P.
Il Sindaco
Dott.Antonio
Stiscia
Giancarlo Di Rubbo
|