La famiglia
francescana di Montecalvo Irpino vive all'ombra del convento di S. Antonio
all'entrata del paese. Il convento,
da sempre residenza dei frati minori , fu costruito intorno al
1600,distrutto molte volte dal terremoto,oggi si presenta come una
struttura moderna e funzionale. Annessa al convento e alla chiesa di
S.Antonio da Padova, c'è l'Oasi Maria Immacolata. Il convento
rappresenta il punto di aggregazione degli amici di S. Antonio per
rinfrancarsi spiritualmente e portare a tutti il messaggio cristiano di
Pace e Bene.
Nel 1222 San Francesco d’Assisi, percorrendo le antiche vie
romane, andava pellegrino al Santuario di San Michele Arcangelo sul
Gargano. Montecalvo, centro strategico sulla via IGNATIA (al di sopra di
Casalbore), lo vide passare non lontano e conservò il ricordo della sua
predicazione e del suo insegnamento. Il seme gettato dal poverello di
Assisi germogliò subito a Montecalvo grazie alla devozione a uno dei suoi
figli più grandi: S. Antonio.
Nel 1520 Papa Leone X, con la bolla Esponi Nobis Nuper, accondiscese alla richiesta di Sigismondo Carafa, primo conte
di Montecalvo, di poter costruire un monastero per i minori riformati di
San Francesco.
Nel 1626 cominciavano i lavori per il convento di
Sant’Antonio. In quell’occasione, si racconta, un frate piantò Il tiglio *
(ormai vecchio di quattro secoli) che si ammira di fronte al monastero.
Quel tiglio, per secoli, è stato il geloso custode di vita e miracoli dei
viandanti che, all’ombra della sua frondosa chioma, si riposavano al
ritorno dai faticosi lavori agricoli. Si dice pure che ai suoi maestosi
rami, quando la giustizia veniva amministrata in loco, un cittadino, reo
di un gravissimo misfatto contro la persona, sia stato impiccato. Da
questo episodio, quando il convento si trovava “fuori terra”, cioè al di
fuori del centro abitato, è scaturita la leggenda del fantasma che si
aggira, di notte, attorno al tiglio (l’
“esistenza” di questa pianta di quasi quattrocento anni d’età è stata
segnalata, con foto, da chi scrive, al FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano
- per essere inserita nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia).
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Nel 1631 le opere di costruzione del
convento furono portate a termine, grazie soprattutto alle donazioni della
famiglia dei duchi Pignatelli e alle offerte del popolo. La struttura
comprendeva tre bellissimi chiostri, quello d’ingresso affrescato con
figure e scene giottesche. La fine dei lavori coincise con la rinascita
francescana nel Sannio e nell’Irpinia e con la fondazione della Provincia
dei frati minori di Sant’Angelo (FG). Vari terremoti hanno minato
l’impianto architettonico originario del convento. In particolare: i sismi
del 1688, 1702, 1731, 1930, 1962. Il terremoto del 21 agosto 1962
decretò la fine della struttura seicentesca. Il 12 giugno 1971
l’arcivescovo di Benevento Mons. Raffaele Calabria consacrò la nuova
chiesa e il nuovo convento progettati dall’arch. Nereo D’Agostino e dall’ing.Vittorio
Vergatini di roma. Fu una cerimonia che lasciò il segno: era la prima
chiesa in provincia che veniva consacrata dopo il terremoto del 1962.
In origine il
convento francescano aveva sette dormitori e settanta celle. Completavano
la “dotazione” un boschetto e vari giardini, oltre a diversi locali per le
esigenze della numerosa comunità monastica. La bella chiesa annessa al
convento aveva pareti e volte affrescate. Di bellissima fattura l’affresco
che sovrastava l’altare maggiore del notissimo pittore napoletano
Tagliatela. Vi erano cappelle laterali ed un raffinato pulpito realizzato,
con tecniche alchimistiche, dall’apprendista stregone locale Vincenzo
Ciolla.
Si sono salvate dal disastroso sisma del 1962 alcune importanti
opere d’arte. I quattro confessionali lignei, del XVIII secolo,
artisticamente intagliati. Il Crocifisso del 1700. La tela fiamminga della
Madonna della Purità del 1500. L’arredamento finemente intagliato della
sacrestia. I due antichi e intarsiasti cori, recuperati e posti uno dietro
l’altare maggiore e l’altro nel soppalco dello stesso altare, schermato da
un graticcio in legno. L’ antica e dotata biblioteca, con i relativi
arredi e tavoli, ricca di incunaboli, molti dei quali dedicati alla
Patristica e alla Teologia classica, e di cinquecentine. La raccolta di
cinquecentine è considerata una delle maggiori esistenti nella regione: è
stata oggetto di studi, tesi di laurea e, recentemente, di una
pubblicazione specifica: “Incunaboli e cinquecentine delle biblioteche dei
Frati Minori del Sannio e dell’Irpinia” a cura di Davide Fernando Panella,
edito nel 2004. Il convento fu, nei secoli, casa di noviziato e di
chiericato, centro di cultura classica e teologica per i padri lettori
della provincia. Il monastero è stato sempre un luogo abitato da frati di
vita esemplare, alcuni dei quali venerati nell’Ordine come Beati: P.
Matteo da Buonalbergo; P. Agostino da Montecalvo; frate Vitale da
Fermentino; frate Bartolomeo da Tramonti; frate Girolamo da Castelbaronia;
Padre Antonio Maria Dota.
Altro illustre “ospite” del convento fu padre Samuele da Montecalvo. Padre
Samuele Isabelli nacque a Montecalvo Irpino, “Provincia del Principato
Ulteriore” come allora si chiamava l’Irpinia, il 24 aprile 1744. I
genitori, quando lo battezzarono, lo chiamarono Giuseppe. Dal fratello
Ge
nnaro, anch’egli sacerdote, apprese i primi rudimenti di lettere,
retorica, geometria ed elementi fondamentali di logica e filosofia. Un
altro fratello sacerdote, Giovambattista, fornito di buona cultura, fu
parroco, per quattro volte negli anni dal 1783 al 1793, delle chiese montecalvesi di San Nicola e di San Bartolomeo.
La realizzazione del nuovo convento e della relativa chiesa (dopo i danni
del terremoto del 1962) sono stati portati a termine, nel 1970, guardiano
del monastero P. Giustino Fiorillo. La chiesa fu inaugurata e consacrata,
in pompa magna (era il primo tempio realizzato, in provincia di Avellino,
dopo il terremoto del 1962), con la partecipazione di parlamentari,
autorità civili e militari, in una cattedrale strapiena di fedeli,
dall’arcivescovo metropolita di Benevento, monsignor Raffaele Calabria. P.
Filippo Lucarelli, attuale guardiano del convento, ha contribuito
massicciamente, dopo P. Giustino, al miglioramento e al potenziamento
della chiesa conventuale.
E’ stata realizzata, dall’artista romano Antonio Zanini della Scuola del
celebre Maestro Manzù, una “attuale” (vedasi le “Stazioni” del terremoto e
del SUD) Via Crucis , in grossi pannelli ceramici.
Il convento, nei tempi andati, è stato un faro di fede e cultura. Si è
posto sempre come punto di riferimento. La riconosciuta preparazione dei
frati che vi hanno soggiornato è servita per impartire “lezioni private”
gratuite, specie di latino e greco, a generazioni di fortunati
montecalvesi che, nel passato, hanno potuto studiare ed emergere.