Parlare di San
Pompilio è sempre un rischio,con i Santi si scherza poco ed è giusto
mantenere un rapporto di mera devozione. Degli oggetti
sacri però,credo si possa parlare ancora,senza il timore di offenderne
la”sacralità”,specie quando se ne discute sotto l’aspetto artistico e
storico.
Prendo spunto
da Disputationes Pompilianae n°0 ,per fare una disputationcella
sull’art. a firma del dott.Muollo avente per titolo”L’altare di Casa
Pirrotti e il dipinto della Madonna con Bambino e Santi”.
L’articolo
rigorosamente scientifico,inizia un percorso di chiarimento e di
verità,su tante fantasie e su tante congetture riguardo ad opere
d’arte,spesso investite di significati e di ricorrenzialità che non
hanno alcuna base scientifica e che rischiano di profanare la
sacralità delle opere medesime.
Ma andiamo per
ordine :
Bene ha fatto
il dott.Muollo ad evidenziare che non vi è connotazione tra
la Madonna
dell’Abbondanza di cui parla il Padre Osvaldo Tosti e l’antico quadro
di Nostra Signora dell’Abbondanza,trovato dal santo in soffitta (
Quadro di piccole dimensioni,forse ancora conservato da qualche parte
a Montecalvo…)e il quadro di cui si parla nel saggio scientifico.
Ma da dove
proviene il quadro, e se non è
la Madonna
dell’Abbondanza, cosa rappresenta?
Il dato
scientifico che il dott.Muollo ha tenuto a conferma della sua tesi si
fonda sul periodo di dipintura della tavola,di chiara impronta
cinquecentesca e quindi non coeva con la costruzione della Cappella
dell’Abbondanza e conseguente culto, che va ad annoverarsi a far tempo
dal 1621(data di fondazione) in poi.
In quell’articolo,il
Muollo ,correttamente ,evidenzia di non conoscere la provenienza del
quadro e la sua collocazione originaria,trattandosi di Pala d’altare.
Va fatto un
distinguo tra l’altare ligneo,sicuramente di casa Pirrotti e similare
agli altari di famiglia che si componevano in appositi armadi(altari
domestici),di chiaro impatto settecentesco e presenti in quasi tutte
le famiglie importanti di Montecalvo,dalla pala di altare che
proviene,certamente, da una Chiesa .
Per anni si è
dato al dipinto una intitolazione,forse errata,sulla scorta dei dati
ricavati : Dall’Inventario della Chiesa e Confraternita sotto il
titolo di S.Sebastiano della terra di Montecalvo 1709.(Dopo il
tremendo Terremoto del 14 Marzo 1702).
….La Chiesa
suddetta di San Sebastiano è posta ……nel luogo detto Lo monte……
Nel muro
laterale dalla parte del corno dell’epistola,à capo di esso vicino
l’altare maggiore,vedesi un altro Cappellone sfondato,con cancelli
avanti,dentro del quale stà eretto un altare sotto il titolo di
S.Maria dell’Abbondanza,nel quale si celebra la festa à 8 Settembre.
Lo stipite è
di fabbrica,con spicoli e menza di pietra,sopra la quale stà situato
uno gradino di pietra di uso da candelieri, nel muro stà collogato una
icona di legno dipinta e indorata,e con lavori di stucco
intorno,dentro di detta icona stà situato un quadro sopra tela,nel
quale vedonsi dipinte le Immagini di S.M. dell’Abbondanza,San Domenico
e San Francesco d’Assisi.
Per il
mantenimento di questo altare e tenuta la famiglia Iannigro,essendovi
stato conceduto dall’ecc.mo signore Cardinale Orsini Arcivescovo,nella
S.Visita sotto il dì 13 Ottobre 1693………………………………………..
Oppure dal famoso manoscritto di Padre Samuele Isabella,di circa 70
anni dopo.
L’agiografia,legata alla vita di San Pompilio,con la necessità di
reliquiare gli oggetti venuti in Suo contatto ,ha fatto sì, che il
quadro di questo inventario diventasse il quadro devozionale ,
ammirato per anni nel Sacrario di Casa Pirrotti,come il quadro Della
Mamma Bella trovato in soffitta dal Santo Giovinetto, e che ritroviamo
ancora posizionato nella Cappella di famiglia,come si evince dal
Diario del Santo nell’ultima venuta a Montecalvo-1765.
Facciamo
qualche considerazione integrativa all’articolo del Muollo.
-Il
quadro di cui si parla nell’inventario,fu posizionato successivamente
al 1652 allorché la Chiesa di San Sebastiano(oggi Chiesa del Carmine)
venne ampliata dalla Confraternita di Santa Caterina .
-Si parla di
quadro sopra tela e non di tavola ,realizzato sullo scorcio del
600,allorché era già operante il Convento di Sant’Antonio.
-rappresentava
S. Francesco d’Assisi e san Domenico(i cui rispettivi ordini si
reputano fratelli,tanto da compiere liturgie comuni)
-sulla
madonna,nulla questio
-apparteneva
alla famiglia Iannigro,il cui altare era stato concesso dal Cardinal
Orsini il 13 ottobre 1693,dopo il terremoto del 1688.
Il fatto
stesso che il quadro sia stato oggetto di così precisa descrizione e
che il tutto sia stato ricompreso in pubblici registri ,(ben
conoscendo la precisione del Cardinale Orsini, la vicinanza temporale
e la perfetta individuazione iconografica dei soggetti religiosi),fa
pensare che il quadro non è quello che oggi ammiriamo nella Collegiata
di Santa Maria,bensì un’altra opera del tardo 600.
Ma se non è
la
Madonna dell’Abbondanza,che cosa rappresenta il quadro
” Madonna con bambino e santi” di cui si recita nel n° O di
Disputationes?
Col solo
intento di portare un contributo di idee allo studio ,senza smentire
e/o preconizzare alcuno,vado a leggere la tavola,che è veramente una
miniera di informazioni per quel che riguarda i dati iconografici.
Madonna della
Consolazione ? Sec XVI Collegiata S.M.Assunta
La vergine
incoronata da 2 angeli, con l’avambraccio sinistro e con la mano
destra come per evitarne la caduta,sorregge e trattiene il piccolo
Gesù,in piedi sulle sue ginocchia .Il bambino, che tiene fermo, il
pomo(il mondo) nella manina destra,denota un’aria allegra e giocosa, e
una certa irrequietezza . La vergine appare pensierosa quasi
rassegnata al futuro del figlio,a sua volta rassicurato dalla
benevole presenza della madre amorevole.
Il santo a
sinistra,non è pensabile sia San Francesco di Assisi,perché non
iconograficamente nei canoni della pittura,sebbene ci siano delle
varianti interessanti nella pittura del 500,specie dopo il Concilio di
Trento e la Controriforma.
Potrebbe
essere San Francesco di Paola,come spiegato dal dott. Muollo,ma non se
ne comprenderebbe il nesso con la comunità montecalvese.(non si ha
notizia della presenza dei Minimi a Montecalvo e poi il bastone è
diritto e non presenta il manico ricurvo).
Concordo
pienamente con l’identificazione di San Domenico,di cui ricorrono gli
emblemi tipici,sebben raro appaia il tabernacolo( cfr Santissimo Corpo
di Cristo-Collegiata),che nell’occasione sembra stia per donare
all’altro santo.
La tavola
,cinquecentesca,per la stessa natura della struttura(lignea),per le
tecniche pittoriche e l’impianto,come ben evidenziato nella relazione
scientifica , rappresenta,a parer mio”
La Madonna
della Consolazione,incoronata da 2 Angeli festanti,che sovrasta tra le
nuvole Il Beato Felice da Corsano e San Domenico”.
L’opera
commissionata ad un pittore di buon livello,che l’ha dipinta nella sua
bottega,ha cercato di rappresentare i luoghi dove sarebbe arrivato il
quadro,ed ecco la presenza di un Monte spoglio(Calvo)
con ai piedi un paese di impianto medioevale,con un Ponte
(Santo Spirito) che collega le sponde di un Fiume
(Mescano),o che collega i due Santi,entrambi legati all’ordine di
Sant’Agostino.
Il beato
Felice*,eremita di Sant’Agostino,viene rappresentato col
bastone(diritto e senza curva proprio degli agostiniani) e la barba
fluente,propria degli eremiti, santo uomo(in vita ) e fondatore della
Congregazione dei Delicetani (1487-1662),con la creazione di svariati
Conventi,tra cui quello di Montecalvo-Santa Caterina(1518-1810) e
quello di Corsano-S.Giovanni(1507-1652),avendo
la Casa Madre
in Deliceto(FG) (1487-1652),dove il nostro visse e sicuramente morì,da
eremita,in una grotta e col solo conforto di Dio e di un Corvo che gli
portava una pagnotta di pane al giorno.
Sul saio,il
colore e la forma del copricapo,basti pensare alle tante bolle papali
,che dal XV secolo hanno cercato di disciplinare i circa 40 ordini
Agostiniani,e di poi i rapporti con i Francescani e Domenicani,per la
confondibilità dell’abito talare.
( cfr. I Cinturati,4°
grado degli Agostiniani,chiamati Beati e che avevano una
cintura di pelle nera all’abito che col tempo servì d’appoggio
all’efficace e potente arma del Rosario-Patrona di questo 4° ordine
era
la MADONNA
DELLA
CONSOLAZIONE ).
*Padre
Felice da Corsano,un
agostiniano riformatore,che diede vita ad un modo nuovo di concepire
la vita comune con un assetto partecipativo ed oligarchico ,in tempi
difficili,con la riforma di Lutero(agostiniano)alle porte. Con un
proprio specifico abito,forse proprio quello della tavola,un singolare
intreccio di fede e una felice sintesi di apostolato e carità,studio e
socialità,una presenza vitale nel consesso civile,pronta a confortare
i bisognosi e a consolare gli afflitti.
San
Domenico,il cui padre si chiamava Felice,scelse per se e per i suoi,i
dettami dell’ordine Agostiniano,per la natura canonicale e per quella
certa autonomia intellettuale,che consentirà,in seguito, la nascita
dell’Ordine dei Predicatori,un apostolato specializzato nel diffondere
il Vangelo,predicandone le virtù e le salvezze.
Altre Ipotesi sulle
rappresentazioni iconografiche e provenienza originaria del quadro
§-La pala
d’altare potrebbe provenire dal soppresso(1652) Monastero
Agostiniano-Delicetano di San Giovanni di Corsano.
§-Va anche detto, che sul finire
del ‘500 in Casalbore, venne edificato,per munificenza del marchese
Marcello Caracciolo ,un Convento dedicato a S. Maria della
Misericordia, affidato ai Padri Riformati di San Domenico,e a ben
guardare il paesaggio tra i monti,sembra di vedere la Casalbore di un
tempo e per molti versi quella di oggi.
Il quadro potrebbe rappresentare
la Madonna della Misericordia,a cui era dedicato il predetto
Convento,con San Domenico e San Francesco Caracciolo.*
(* San Francesco Caracciolo
al secolo Ascanio,nato a Villa Santa Maria(Chieti) nel 1563 e morto in
Agnone (CB) il 1608,cofondatore dell’ordine dei chierici regolari
minori(Caracciolini) dediti alla vita attiva e contemplativa,divenuto
Generale dell’ordine nel 1591(data di dipintura della tavola ?)a
seguito delle Costituzioni approvate nel 1588 da Sisto V,e che
prevedevano l’adorazione giornaliera del Santissimo Corpo di Cristo(cfr.
rappresentazione del tabernacolo nella pala,sormontato dalle ali della
colomba eucaristica,non più sopesa nel ciborio,ma identificata in una
struttura certa da fissare sull’altare,come previsto da Concilio di
Trento).
§-Nella vicina cittadina di
Montemale(od.S. Arcangelo Trimonte) si ricorda l’esistenza di una
Cappella dedicata a S. Maria della Consolazione(festa il 2 Agosto),ricompresa
nel Monastero Agostiniano di San Sebastiano, dal 1657 Convento
Francescano.
§-L’accostamento del dipinto alla
Madonna dell’Arco potrebbe avere un certo fondamento, visto che un
altare a Lei dedicato era presente nella Chiesa del Santissimo Corpo
di Cristo e di appartenenza della famiglia Riccio,come del resto si ha
memoria archivistica di un altare dell’Abbondanza sito nella stessa
Chiesa e di proprietà delle famiglie Iannigro-Acquanetti.
Le ipotesi fin qui formulate,
vanno scientificamente comprovate e possono servire a stimolare e a
spronare la ricerca documentale,nella certezza che nulla è veramente
perduto e che le tracce delle vicende umane e spirituali non si
perdono mai e aspettano solo di essere riscoperte.
Ma veniamo ad
una questione ancor più delicata,per il fatto che le risultanze
scientifiche scaturenti dal restauro della così detta Mamma Bella
dell’Abbondanza(Disputationes n°1 e 2), ne portano la realizzazione
alla fine del 500-inizio 600 e le evidenti connessioni con la tavola
testè descritta (cfr il
bambino con il
pomo nella manina)
come per altre considerazioni,portano a pensare che la statua di Mamma
Bella dell’Abbondanza potrebbe rappresentare la Madonna
Della
Consolazione,opera
del tardo 500,commissionata dai Padri Agostiniani di Montecalvo,di cui
si recita in molti inventari e registri di sante visite,finita nel
sottoscala di casa Pirrotti( Casa Veraldi) dopo il terremoto del 1930
e proveniente quasi sicuramente dalla Chiesa Collegiata del Santissimo
Corpo di Cristo(ivi trasferita nel 1810 con la chiusura del Convento e
l’incameramento dei beni della Chiesa di Santa Caterina da parte dello
Stato),demolita per far posto all’odierna Piazza san
Pompilio.(Inventario del 1893-Beni del Santissimo –Statua della
Madonna della Consolazione,della sua corona d’argento e del suo
Oro…………………….)
Madonna
dell’Abbondanza -Madonna della Consolazione/Delle Grazie sec.XVI
Fotoriprodotta
anche in negativo per far risaltare lo sguardo
Collegiata
S.Maria Assunta sec.XV
Foto Archivio
Palazzo Stiscia
Perché la
statua è,a parer mio la sacra Immagine della Madonna della
Consolazione
(delle Grazie) e non dell’Abbondanza:
-La statua è
della fine del 500,quindi prima della fondazione della Chiesa in
località Tignano(C/da Abbondanza)1621,sebbene il dott. Muollo,ne
prolunghi la realizzazione ai primi del 600,per una sorta di caritas
dei e per non spazzar via del tutto una grossolana e pericolosa
ventata di fideismo ideologico che vedeva la statua ritrovata in modo
miracoloso dopo secoli di oblìo,con congetture filologiche e
semantiche di dubbio gusto e con miracolistiche considerazioni
storiche,prima che
la Santissima
madre,non compisse il vero miracolo di riportare il buon senso nei
cuori dei fedeli facendo comparire, la stampa del 700,riproducente la
vera immagine della Madonna dell’Abbondanza.
Ma andiamo per
ordine:
-Se fosse
stata
la Statua originale,appartenente alla famiglia Pirrotti sarebbe stata
custodita come le altre nel Sacrario Pompiliano, il ritrovamento con
il San Lorenzo(custodito fino al 1942 nel coro della ricostruita
Chiesa del Carmine)* ne attesta la sola provenienza dal tempio del
Santissimo, confermando una secondaria corrispondenza col santo,( le
statue,provengono dalle 2 chiese viciniori (Santissimoe S.Caterina)anch’esse
profanate dal terremoto e pertanto inservibili al culto,ciò non di
meno da distruggere,bensì da conservare “definitivamente”.
Il fatto poi
che le statue fossero “conservate” nel sottoscala della Casa Veraldi(edificata
dopo la canonizzazione di S.Pompilio-anni 40),ne testimonia una
sacralità secondaria,in riferimento a San Pompilio,anche perché
irrimediabilmente danneggiate.
*Va
ricordato per amore della verità e per riconoscenza,che grazie al
solerte intervento dell’arciprete Don Fedele Stiscia,a seguito
del terremoto del 23/7/1930,furono recuperate quasi tutte le opere
d’arte(Statue e quadri e arredi) delle Chiese di sua
Giurisdizione,custodite per anni in un vano terranno del Palazzo
Stiscia,dove si svolgevano anche le funzioni religiose,per la
inagibilità di tutte le chiese. Successivamente alla ricostruzione
della Chiesa del Carmine(1937) e fino al 1942,anno della morte
dell’arciprete-vicario foraneo, le statue(tra cui quelle di cui si
recita in questo scritto)furono trasferite e custodite nel Coro di
detta Chiesa,per poi essere lentamente allocate nelle nuove sedi.
Se oggi possiamo ammirare tanti
capolavori lo si deve all’impegno di questo straordinario sacerdote,la
cui memoria è fervida nel cuore dei montecalvesi.
Ancora,la
stampa del 1795 rappresentante S.Maria Mater Abbundantia Terrae Montis
Calvi, è l’unico documento iconografico ufficiale della Statua della
Madonna dell’Abbondanza e delle sue fattezze e non corrisponde a
quella venerata nella Chiesa Collegiata,né tanto meno somigliante.
La
stampa,riproduce, quasi perfettamente,
la Statua
della Madonna con Bambino,questa si dell’Abbondanza,situata nel Museo
Pompiliano e posizionata,anticamente, vicino al precitato altare
domestico,nel suo splendore ligneo di opera del tardo 700,con in
braccio il bambinello Gesù.
Fotoriproduzioni della Madonna dell’Abbondanza
Da Stampa e da
Statua
Foto Archivio
Palazzo Stiscia
(Parrocchia di
San Pompilio M.P.)
E’
questa,probabilmente, l’unica vera statua della Madonna
dell’Abbondanza.
Quella che
oggi invece noi devozionalmente invochiamo come Mamma Bella
dell’Abbondanza è,forse,la
Statua della Madonna della Consolazione.
Anche,il
dott.Muollo,molto elegantemente e finemente,ha cercato di far
comprendere che la statua non era rimasta nell’oblio per secoli e per
chi sa quali vicende, e che il suo occasionale ritrovamento è naturale
conseguenza di un mero atto conservativo, effettuato dopo il
terremoto del 1930(molto dopo) , senza sapere che le statue
provenissero dall’abbattimento colpevole del Santissimo e della Chiesa
di Santa Caterina,entrambe di proprietà comunale.
Ancora,dalle
testimonianze archivistiche e letterarie si evince che ogni Chiesa
della Congregazione dei Delicetani (quindi anche Montecalvo e Corsano)
aveva una statua della Madonna della Consolazione.
Ancora, la
stessa raffigurazione della vergine col seno destro scoperto,sembra
voler confortare-consolare il mondo,come la madre consola il
bambino,che appare sazio e confortato dell’amore della madre e
compiaciuto della disponibilità della madre stessa a confortare gli
uomini.
Certo non può
rappresentare l’abbondanza,sarebbe quasi blasfemo pensarlo e non in
linea con i canoni ufficiali ,che rappresentano la madre celeste
dell’abbondanza con i frutti della terra e con il suo frutto più
prezioso :Gesù.
Potrebbe
essere la madonna delle Grazie,dispensatrice di grazie col latte del
figlio,ma questo è in perfetta linea con l’iconografia dei padri
delicetani(cfr Convento di Baselice)e in chiara evoluzione della
terminologia iconica.
Parliamo del
mistero del teschio all’interno dell’occhio vitreo della statua.
Chi è credente
ne darà una valenza soprannaturale,ciò non toglie che tutte le
disquisizioni fin qui esposte su eventuali collegamenti con San
Pompilio,i morti ecc. possono non aver alcun fondamento,e che il
fenomeno è conseguenza di una reazione alchemica (cfr il fenomeno del
vetro alla Cappella di Pompei di Corsano,dove più persone hanno
pensato di vedere l’immagine della madre celeste).
Non va
trascurata la possibilità del dramma dei morti del terremoto,della
tragedia che inferse gravi lutti all’Irpinia,trasfusi nella pupilla
della Mater Pulcherrima Consolationis,Gratiarum et Montis Calvi
Liberatrix.
Resta la
fede,la vera fede e l’intramontabile amore per
la Bella Mamma
nostra,che ci protegge e ci sprona ad essere più seri e a non cercar
il bene, ma farlo e farlo sempre.
Si potrebbe
parlare ancora,ma è giusto vivere gli avvenimenti con la sacralità
della Ragione,e prendo spunto dalle parole del Papa,Infallibile Faro
della Cristianità,per ricordare che mai come in questo momento la fede
nell’unico Dio ha bisogno della ragione,dell’intelletto,della
cultura e forse della filosofia,richiamando,da vero studioso, un
notissimo passo di Seneca :
“……Philosophia
nos tueri debet.Haec adhortabitur ut Deo libenter pareamus,ut fortunae
contumaciter;haec docebit ut Deum sequaris,feras casum.Sed non est
nunc in hanc disputationem transeundum……….”(
Seneca 16° lettera a Lucilio)*.
Montecalvo
Novembre 2006
Antonio
Stiscia
* …Nella
filosofia noi dobbiamo cercare la nostra difesa. Essa ci esorterà ad
ubbidire a Dio e a sopportare i capricci del caso. Ma non è questo il
momento di discutere………..
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