SANTOSUOSSO Fernando,
presidente di sezione della Corte di Cassazione, nato a Benevento nel 1926,
da genitori Montecalvesi, eletto dalla Corte di Cassazione il 19 novembre 1992.
Biotecnologia:
parla Fernando Santosuosso, vincitore del Chiarelli 2002.
UN UNICUM DA TUTELARE
Roma, 26 febbraio -
"Mai un essere umano può diventare mezzo per un fine, anche se nobilissimo".
Così nel XVIII secolo il filosofo tedesco Immanuel Kant spiegava l'irrinunciabilità
della salvaguardia della dignità umana, inserendo l'argomento in un ampio
dibattito etico e culturale. "Tale dibattito è ancora oggi quanto mai attuale e
urgente", ha sottolineato Fernando Santosuosso , vice presidente emerito della
Corte Costituzionale e vincitore del premio Chiarelli 2002. In occasione della
consegna dei premi Chiarelli e Selvaggi, tenutasi martedì 19 febbraio presso la
Sala del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati, a Roma,
Santosuosso ha parlato sul tema "Verso l'epoca biotecnologica".
"Anni fa - ha esordito il giurista - si discuteva di trapianti ed eutanasia.
Negli ultimi tempi stiamo assistendo al dilagare delle scienze e delle
tecnologie biologiche". Scenari sempre più vasti si aprono davanti a noi,
relativi a temi come la clonazione e l'ingegneria genetica, indissolubilmente
legati ai processi di brevettazione e commercializzazione. "Mentre negli Stati
Uniti - spiega Santosuosso - la brevettabilità si lega tanto ai risultati su
cose inanimate quanto a quelli su esseri animati senza alcuna rilevante
distinzione, la Commissione Europea già dal 1998, anche se in maniera non
abbastanza chiara, ha stabilito la non brevettabilità dei processi di clonazione
e utilizzo degli embrioni a fini commerciali".
La clonazione terapeutica e la medicina rigenerativa costituiscono una base
fisica certa per la "scalata all'immortalità" di cui l'uomo moderno è
protagonista.
"Lo Stato ha chiarito il relatore - deve
essere sensibile ai progressi della scienza e ai cambiamenti della morale, ma
deve altresì garantire la protezione della dignità umana.
È necessario un ordinamento che ponga in essere alcune soglie invalicabili alla
ricerca". Santosuosso non ha perso occasione per denunciare il "vuoto normativo"
del nostro Paese in materia: "La ricerca - ha detto - è doverosa, ma non bisogna
perdere di vista la cultura solidaristica alla base della nostra Costituzione,
che fa della persona umana un unicum al centro di tutte le tutele".
In questa prospettiva la sola deontologia potrebbe risultare insufficiente.
Sembra più utile l'elaborazione di nuove convenzioni internazionali. Nel 1997 l'Unesco
aveva affrontato l'argomento della ricerca sul genoma, considerando quest'ultimo
come "patrimonio dell'intera umanità".
Significativi contributi al dibattito sociale su bioetica, medicina morale e
deontologia sono stati apportati negli ultimi cinquant'anni dalla rivista
internazionale bimestrale Medicina e morale insignita del premio Selvaggi,
consegnato nel corso dell'incontro ai direttori Angelo Fiori e Elio Sgreccia dal
rettore della Lumsa Giuseppe Dalla Torre. (LUMSA NEWS) - CA -