Montecalvo Irpino
La Processione
di Sant’Antonio
Il
13 Giugno,come è secolare consuetudine,in questo piccolo
centro dell’Irpinia,si effettua la Processione in onore di
Sant’Antonio da Padova,a cui è dedicato il seicentesco
Convento Francescano ofm.
La
processione parte nel primo pomeriggio del 13 e attraversa
tutte le strade del paese e dopo innumerevoli soste ad
altarini improvvisati,dalle solite famiglie o dal rione,fa
ritorno al Convento da cui era partita ,verso sera,dopo
alcune ore di stancante peregrinare.
Nella tradizione montecalvese,la statua è preceduta dai
bambini vestiti con l’abito della prima comunione,esatta
riproduzione di quel che sarà il futuro vestito da
matrimonio.
Seguono le donne e le ragazze da marito,in due colonne
distinte a far da ali alla statua miracolosa.
Le penitenti scalze
Dietro la statua si pongono ,in posizione privilegiata
,alcune donne(Penitenti)che senza scarpe o addirittura
scalze,seguono la statua recando in testa ricchi cesti di
canna,ricolmi di gigli.
Queste donne che intonano canti ripetitivi e ossessivi,anche
per sopportare la fatica,il caldo e il dolore dei piedi
trafitti dal selciato o bruciati dall’asfalto rovente,sono
le donne che in tal modo ripagano il Santo per una grazia
ricevuta o per una grazia richiesta.
La
salvezza di un familiare,la guarigione da una malattia,la
ricerca di un marito,il ritorno di un amore ,insomma tutto
ciò che un intervento supremo può realizzare.
Li Munacielli
Le
mamme,almeno negli anni passati,portavano in braccio o per
mano i loro figli(maschie e femmine),vestiti da monacielli(da
fraticelli e col cordone)come dedicazione al santo,pur di
vederli salvati dal male corporeo o mentale che li
affliggeva.
Stessa motivazione alimenta i portatori a spalla della
pesante statua lignea,di solito graziati e/o giovani devoti
che portano il nome del santo .
I
turni frequenti e alternanti mitigano la fatica,comunque
gravosa.
Alle
spalle delle donne viene posizionata la banda musicale,che
suona per tutto il lungo tragitto,quasi a far da
spartiacque, alle autorità civili e militari e agli uomini
adulti,che si posizionano immediatamente alle spalle dei
musicanti.
Per
il giovane, entrare in questa schiera è un po’ come
l’ingresso in società.
Un
tempo ,l’invito del genitore o del capo famiglia, ad
accompagnarlo alla processione ,significava un pubblico
riconoscimento di status e un pubblico esercizio di patria
potestas,da quel momento,infatti, il giovane poteva guardare
le ragazze e farsi guardare,indossando il vestito della
festa,le preziose scarpe e l’orologio da tasca, col quale si
padroneggiava,in certo qual modo,il tempo.
La
processione diventava il modo ufficiale per presentarsi in
società e per partecipare attivamente alla vita
civile,diventando uomo pronto al matrimonio.
Un
tempo,non molto lontano,l’intenso profumo dei
gigli,inebriava le giovani donne e l’intero paese.
Le Pacchiane
Anche il giorno dopo, le strade olezzavano e le donne
vestite da Pacchiana, nei loro sgargianti colori,ne
conservavano il profumo nelle vesti e negli armadi o nelle
povere casse di legno,regalando,per lungo tempo,un
beneaugurante e propiziatorio
senso di pace e di prosperità.
Antonio Stiscia