Da molti anni sto lavorando al
recupero del patrimonio di ciò che fu la civiltà contadina in
Irpinia. La ricerca è incentrata sul mio paese natale,
Montecalvo Irpino (AV), piccolo comune dell’Alta Irpinia
nord-orientale, area geografica che è stata sempre a stretto
contatto con le genti d’Abruzzo, del Molise, del Sannio e
della Daunia. Il suo territorio, già frequentato e abitato nel
neolitico, è attraversato dal tratturo “La Via della Lana”,
che consentiva ai pastori abruzzesi la transumanza delle
greggi da Pescasseroli a Candela, in provincia di Foggia. Come
molti paesi del Sud, Montecalvo è situato ad un crocevia, dove
tanti dominatori sono passati con le loro culture, lasciando
segni indelebili che si riscontrano nella lingua, negli usi e
costumi, nella storia, nelle credenze magiche e religiose, nel
carattere delle persone. È un paese che, come altri nei secoli
passati, ha accolto genti di altre regioni meridionali, dopo
che la peste o il colera ne avevano falcidiato gli abitanti.
Infatti, su invito dei regnanti, molte famiglie della Sicilia
e della Puglia erano sollecitate a spostarsi, con migrazioni
interne, per cogliere nuove opportunità e ridare nel contempo
linfa vitale a tutte quelle contrade del regno che si erano
spopolate. Sarà anche per questo che nella parlata irpina si
riscontrano termini propri delle aree della Magna Grecia.Il
dialetto irpino ha come sostrato l’antica lingua osca. Gli
Osci od Oschi erano stati il risultato della fusione tra gli
Opici e i Sanniti, dopo che questi avevano conquistato la
Campania intorno al 600 a. C.. In base a notizie storiche e
riscontri archeologici, seppure frammentari, si può ritenere
che i Sanniti ebbero radici comuni o discendenza dai Sabini,
che erano stati spinti dagli Umbri verso l’Alto Lazio. I
Sabini, nell’VIII secolo a. C., erano presenti sul colle del
Quirinale ed ebbero frequenti scontri con i Romani, sino alla
sconfitta definitiva subita nel 290 a. C.. L’identità dei
Sanniti, che erano suddivisi in quattro tribù, Carricini,
Pentri, Caudini e Irpini, cui dovrebbero essere aggiunti anche
i Frentani, si andò consolidando come struttura economica,
politica e sociale a partire dal V secolo a. C.. Fieri e
bellicosi, furono temibili avversari dei Romani per la
conquista e il dominio sull’Italia peninsulare.Le ostilità con
Roma, iniziate nel 343 a. C., si sarebbero chiuse solo nell’82
a. C. con lo sterminio di ottomila prigionieri sanniti,
ordinato da Silla dopo la battaglia di Porta Collina.
Il Sannio, territorio dei
Sanniti, diventava così colonia romana con Isernia e
Benevento.
Gli Irpini divennero un'etnia
autonoma nel 268 a. C., dopo la sconfitta riportata dalla lega
sannitica. Furono sottomessi dai Romani nel 209 a. C. e
sconfitti definitivamente nella guerra sociale dell’83 a. C.,
dopo l’ennesima ribellione verso Roma.
Essi, come altri popoli
antichi, durante una “Primavera sacra” dedicata ad Ares, dio
greco della guerra (Marte per i Romani), erano andati alla
conquista di un nuovo territorio in cui stabilirsi. Erano un
popolo “totemico”, nel senso che avevano un’insegna votiva con
un proprio simbolo, il lupo (hirpus), diverso da quello degli
altri popoli. I Piceni, infatti, avevano adottato il picchio,
mentre i Sabini e i Sanniti avevano scelto il toro. I Sanniti,
si diceva prima, erano andati alla conquista dei territori
dell’Italia centro-meridionale. E proprio su quei territori si
consolidò un’isoglossa, l’area osca, cui appartiene il
dialetto irpino, ben definita geograficamente, che parte
dall’Abruzzo e arriva sino alla Calabria inglobando il Molise,
il Sannio, l’Irpinia e la Lucania. Non solo i Romani, ma anche
i dominatori successivi, i Bizantini, i Longobardi, i
Normanni, gli Aragonesi, gli Angioini e i Borboni molte tracce
lasciarono su quei territori.Pur con delle varianti locali, si
potrebbe dire che il dialetto di queste aree è lo stesso, con
forti apparentamenti con quelli delle aree vicine, vale a dire
il napoletano, il salernitano, il dauno, il calabrese e anche
il siciliano. Si potrebbe sostenere che buona parte
dell’Italia meridionale, perché koinè, ha un dialetto
identico, che in questi anni si è andato molto impoverendo nel
lessico, al punto tale che gli addetti ai lavori n’avvertono
il declino e ne temono la scomparsa.
Angelo Siciliano
La recente
scoperta di frammenti, risalenti probabilmente ai tempi della
età neolitica, in una zona vicinissima allla
sommità della collina
Montecalvese, farebbero riconsiderare gli studi fatti sino ad
ora sulla ricerca delle origini della comunità locale.
Per risalire alle certe origini
di Montecalvo, bisogna far riferimento alla remota presenza
dell’uomo nella Valle del Miscano, fiume di grande e storica
importanza. Terra
d’importanza strategica per il collegamento tra il Tirreno e
l’Adriatico, ha visto nel corso dei secoli, tutte le civiltà
antiche guerreggiare per il suo possesso. Intorno al V°- VI°
secolo a.C. in Italia comincia l’invasione di popolazioni
indoeuropee, i Latino- Siculi sono i primi ad entrare in
Italia. Essi rappresentano il gruppo storicamente più
importante poiché controllano l’ingresso del Tevere, fonte di
traffici commerciali con le popolazioni dell’interno come gli
Umbri, gli Equi, i Marsi, gli Etruschi ma soprattutto i
Sanniti, popolo di tradizione agreste trasformati in potenza
militare a difesa del proprio territorio che comprende
l’odierno Sannio, l’Irpinia, il Molise e il basso Lazio. Il
colle di Montecalvo, è situato tra " Benevento" e " Foggia".
All’epoca su questa direttrice, esistevano Cluvia ed Equus Tuticus, chiamata poi S.Eleuterio
situata a 12 Km circa in linea d’aerea a Nord – Est,ed erano
le più vicine alla nostra zona attraversata dalla via Egnatia,della
quale il Ponte di S.Spirito ne è un residuo.
Quasi completamente circondata da burroni,rappresentava una
fortezza imprendibile e sicura da ogni lato ed un
notevolissimo punto di osservazione,situato a 623 mt.sul
livello del mare,da dove si scorgeva tutto il percorso della
via Egnatia e la valle del Miscano.
Il ritrovamento dei resti di tombe, vasi e monete romane,
lapidi sepolcrali, mattoni, in territorio Montecalvese, nella
zona di Tre Santi, nome di epoca cristiana, indubbiamente
rappresentano tracce di luoghi abitati in tempi remotissimi.
Lo stretto legame tra la nostra terra ed il tempo dei romani è
testimoniato dal ritrovamento,tempo fa,nella zona Cupa del
Fano, di una statua di pietra bianca,acefala,dell'epoca
romana. Altre vestigia, della stessa epoca,rinvenute nelle
zone oggi chiamate Maurielli, Bassiello, S.Vito,S.Felice-Marinella.
I nomi Fanum e Lucus con i quali si indicano due
località del paese,una ai piedi del monte,verso est;l'altra
nella contrada Bosco o Luci,rafforzano l'importanza storica
della nostra terra.