Lettera aperta del Sindaco Di Rubbo a tutti gli organi di informazione
 

 

Mai avrei voluto utilizzare la stampa per denunciare fatti gravi che mortificano la comunità che rappresento. Consapevole e convinto che il primo, necessario servizio di un’autorità, sia essa civile o religiosa, sia il creare condizioni essenziali per la pacifica convivenza dei cittadini, che al di là delle loro convinzioni abbiano il vivo senso d’appartenenza ad una medesima comunità sociale, pubblicamente denuncio lo scandalo di cui, loro malgrado, i cittadini di Montecalvo Irpino sono stati vittima domenica 25 settembre u.s.

Il 25 settembre, una data che la storia civile e religiosa del nostro comune riserva alla celebrazione della Vergine sotto il titolo della Libera, è stato trasformato in uno dei momenti più squallidi della nostra cronaca cittadina.

E nei ruoli confusi e confusionari, nell’arroganza colpevole di chi da tempo ormai sembra aver dimenticato la fonte della sua vocazione che la pace, l’umiltà e l’amore per il prossimo dovrebbero vivificare in un crescendo di santificazione, esternazioni improprie, false ed  inopportune sono riecheggiate nei luoghi sacri per eccellenza: le chiese del nostro paese. Quello che è stato predicato domenica 25 settembre,  e in parte riportato dalla stampa locale  il 27 u.s., oltre che inesatto, è di una gravità unica.

Non è assolutamente mia intenzione entrarvi nel merito. Se così facessi mi assocerei all’offesa sacrilega. Certo, confuterò virgola per virgola, scrollandomi di dosso il veleno che dai piedi della Madonna è stato lanciato contro i rappresentanti del popolo montecalvese, ma lo farò in consiglio comunale, nel rispetto dei consiglieri, di maggioranza e di opposizione, unici e  legittimi rappresentanti del popolo che li ha eletti. Come cozza la nostra triste realtà con gli insegnamenti che da sempre i sacerdoti ci hanno dato. Eravamo convinti che la chiesa fosse  il luogo ove si entra per incontrare Dio, che per natura è comunione e non divisione. Quante volte abbiamo sentito ripetere il dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare!; avevamo inteso, con questo, di dover rispettare la legge di Dio, ma anche la legittima autorità civile, che rappresenta il popolo e pur si impegna, in fondo, a farne il bene. Ma la gravità di quanto sputato in una chiesa di Montecalvo il 25 settembre u. s., va oltre le stesse parole allorché si considerano i personaggi e il contesto ove il tutto si è consumato: una chiesa, un sacerdote, i fedeli e, tra questi, i fanciulli che si avviano al primo anno di catechismo. Nella chiesa Dio, ovviamente, e la sacra icona che rappresenta la Madonna della Libera, di cui ricade la festa. Appunto: la festa. Ma non ci hanno insegnato gli stessi sacerdoti che uno degli scopi della festa dei santi, e ancor di più della Madonna, è quello di gioire insieme, come famiglia, e di liberarci dalle offese, dalla divisione e dai rancori? Non solo l’occasione non è servita a questo, ma si è approfittato di una festa di famiglia per inculcare sospetti e discredito verso il capo civile di quella stessa famiglia che in quel luogo, quel giorno, ben altro si sarebbe aspettato. Ebbene, tutto ciò, i ben pensanti lo rifiutano! Il primo sevizio di un’autorità, sia essa civile o religiosa, è il costruire ponti fra i cittadini e non l’alzare barricate o muri. Una domanda: è educativo offrire un tale spettacolo ai fanciulli che sono in chiesa anche per iniziare l’anno di catechismo?. La gravità della situazione non mi consente di fare polemiche o sarcasmi, e certo non mi mancherebbero spunti per farlo… Concludo ribadendo che le risposte politiche, qualora si ravvisasse necessità di darne, le darò solo ed esclusivamente ai legittimi rappresentanti del popolo  e non a chi, inauditamente, arbitrariamente, goffamente e scandalosamente vuole eleggersi a capo della maggioranza e dell’opposizione.

 

 

                                                                                              Il Sindaco

                                                                                              Giancarlo Di Rubbo