di Mario Corcetto Firenze ha avuto l’onore di ospitare, il giorno 30 marzo 2008, il rito solenne della beatificazione della Venerabile Celestina Donati, fondatrice della congregazione delle Figlie Povere di San Giuseppe Calasanzio , ai più note come suore Calasanziane La notizia dell’evento mi ha inevitabilmente fatto tornare alla mente le suore Calasanziane che erano a Montecalvo, la cui principale missione era prendersi cura dell’asilo infantile “Rosa Cristini”. E che, invece, tanto si spesero in ogni ambito religioso e sociale da lasciare indelebile il segno del loro passaggio. Suor Flora (la superiora, Suor Dorina, Suor Eulalia, Suor Nicoletta, Suor Rosita, La Madre Maestra (mi accorgo ora di averne sempre ignorato il nome) sono tutti nomi impressi nella memoria mia e di tantissimi montecalvesi della mia generazione. E con loro il ricordo del busto di San Pompilio all’ingresso dell’asilo; dell’attaccapanni con i disegni per riconoscere il proprio posto; del grembiule a quadrettini celesti per i maschietti e rosa per le femminucce (salvo poi l’iniziazione congiunta all’arte del ricamo); dei lavoretti col punteruolo; della vetrinetta con i giochi di legno (sempre nuovi del profumo della pasta e fagioli preparata da Suor Nicoletta; dei lunghi tavoli celesti del refettorio; dei riposi pomeridiani obbligatori, fatti sul banco di classe; del nostro sciamare festoso appena ci era consentita l’uscita in giardino; della battitura dei tappeti tenuti tesi da noi tutt’attorno; delle gallerie per la macchinina scavate sotto le radici del pino al centro del giardino; di qualche scappellotto; di qualche “castigo” faccia al muro; della merenda con il pane e il budino al cioccolato (rara prelibatezza, allora, dalle nostre Parti).
Ma, come accennavo prima, le suore a Montecalvo non sono sta te solo questo. La loro presenza è stata caratterizzante del costume di buona parte della società del tempo, i cui effetti sul comune sentire ancora si avvertono. Tante mamme e nonne di oggi hanno frequentato in gioventù il laboratorio di ricamo e cucito, retto dalla Madre Maestra. In quel luogo, mentre si istruivano ai lavori artigianali, esse sono cresciute educate alle virtù Cristiane che ne hanno qualificato il futuro agire. Virtù di cui sono sta te permeate tante sane e durature unioni familiari, ancora proponibili a modello. Come non menzionare le lezioni di catechismo tenute dalle suore presso i complessi parrocchiali? Insegnamenti che hanno sempre dato buoni frutti, perché seminati copiosamente in terreni dissodati col buon esempio. Chi non ricorda la solennità delle celebrazioni delle prime comunioni? Preparate dalle religiose con amorevole cura in ogni dettaglio, sempre però con gusto e sobrietà per non far perdere di vista il “Cuore” della celebrazione. Chi non ricorda il modo in cui ci insegnavano a salutarle? Cristo Regni” Oppure: Sia lodato Gesù Cristo’; e pronta la risposta:“Sempre” Così che il saluto non risultasse ossequio alle loro persone, quanto occasione per rendere lode a Dio. E che dire della loro venerazione per il nostro Santo? Quando ebbi occasione, circa una decina di anni fa, di salutare la cara Suor Nicoletta presso la casa Mamma Bella” di Campi Salentina le sue parole di commiato furono: “Vi raccomando San Pompilio”. Non a” San Pompilio. Riferendosi, ovviamente, alla cura del culto. Ma, aldilà dei piacevoli ricordi o dei meriti religiosi, rimane in controvertibile il fatto, notevole anche dal punto di vista laico, che l’asilo infantile a Montecalvo è stata una realtà formativa che, nella scia della migliore tradizione calasanziana, ha precorso i tempi. E’ stato il primo esempio di scuola primaria aperta a tutti e che, più di ogni altra istituzione dell’epoca (sto parlando degli inizi degli anni sessanta), ha favorito l’amalgama tra le diverse anime della popolazione, contribuendo a far cadere non pochi steccati. Con la condivisione del gioco e della mensa si sono gettate le basi per tinte durature amicizie, per l’epoca trasversali, che ancora oggi uniscono molti di noi. Un’ultima notazione la voglio dedicare alla gestione economica dell’istituto. Non so se c’erano, e se sì quanti, contributi pubblici. Ricordo invece, chiaramente che la retta mensile era minima ed alla portata di tutti (poche centinaia di lire al mese). Per far quadrare il bilancio, alle nostre mamme era richiesto, in aggiunta, di portare pasta, olio, legumi, salsa, verdura. Ciò può sembrare un dettaglio di poco conto, ma a ben vedere esso è in dice di onestà, di oculatezza gestionale, di trasparenza e di tatto. Tale forma di partecipazione alla spesa per il mantenimento dell’asilo, infatti, era rispettosa della dignità della gente: erano chiesti pochi soldi e un contributo in alimenti (ben accetti quelli prodotti nei propri campi), così che ogni famiglia potesse per mettersi di mandare i bambini all’asilo. Senza contare il valore aggiunto dell’insegnamento sotteso: la mensa del ricco si fonde- va con quella del povero. Un ottimo esempio di comunione che, occorre ricordano prima che mi si affibbi qualche etichetta politica, è indubitabilmente un valore Cristiano. Se, come credo, noi siamo il pro dotto del nostro passato, Montecalvo di oggi molto deve a queste discrete ed instancabili religiose. Mario Corcetto
Fonte : Rivista "Sulle Orme di San
Pompilio" Anno III -N°3 Agosto 2008 |
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