SAN POMPILIO MARIA PIRROTTI
delle Scuole Pie

Anni difficili
 

A tutt’oggi i biografi non sono riusciti a togliere tutti i veli che coprono «la dipartita da Napoli». Si è parlato di perse­cuzione, di «bando dal Regno» (di Napoli) e di esilio, reazioni dovute alla carità senza limiti che padre Pompilio usava verso i miseri ed i traviati, nonché al crescente spirito giansenistico (1).

Padre Pompilio, sensibile e discreto, non seppe, né volle, adattarsi alle « orridezze di quella boscaglia » napoletana, intrisa di formalismo bigotto, con sprazzi illuministici.

Non si ha conferma documentale di allontanamento del santo religioso con l’intervento di soldati o sbirri, né di cavalli imbizzarriti (2), ma certamente per padre Pompilio quella partenza da Napoli fu un momento estremamente drammatico, una lacerazione assai dolorosa e snervante.

Con successivi interventi l’obbedienza religiosa, prove­niente direttamente da Roma, dal Padre Generale delle Scuole Pie, lo sospinse ad Ancona allora appartenente alla Provincia scolopica Romana e a Lugo di Romagna allora appartenente alla Provincia scolopica di Toscana —, dove giunse la domenica 23 settembre 1759.

Tra contrasti e difficoltà per la salute, l’animo del padre Pompilio si affinò sino alla sublimazione di ogni terrena miseria, che lo circondava, e all’oblazione totale della sua persona, sicché andò velocemente maturando per il Cielo.

Le sofferenze, le pressioni, le continue richieste di predi­cazione o di guida di Esercizi spirituali lo trovarono sempre pronto e umanamente molto distaccato, seppur provato, dai modi di agire di intriganti e avversari. Né lo scosse più di tanto la vile denuncia al Sant’Ufficio, confezionata da due domenicani di Lugo di Romagna.

Solo lo Spirito lo guidava ed egli, mansueto e docile al « divino maneggio » e a stimoli esterni, si lasciava condurre dalle disposizioni dei Superiori, che non furono sempre coe­renti e univoche.

In questo periodo, il padre Pompilio veniva richiesto sempre più per predicare, confessare e dirigere Esercizi spiri­tuali al clero e alle monache. Correggio, Comacchio e Fano sono soltanto alcuni luoghi della sua appassionata e fruttuosa attività.

Gli avversari non dormivano e importunavano i Superiori, mentre, a sorpresa, il 2 luglio 1762 il p. Pompilio si presentò alla Comunità delle Scuole Pie di Santa Maria de’ Ricci in Firenze; i confratelli lo accolsero assai freddamente e con modi « rozzi»; il Padre Provinciale lo invitò a ripartire l’indo­mani. Povera « bella civiltà»! —. La sofferenza intima fu immensa, come l’immenso mare del suo cuore, e lancinante come spada a doppio taglio che si conficca nella carne viva. Padre Pompilio avrebbe voluto ritirarsi in un eremo camaldo­lese, tuttavia, per sconfinato amore all’Ordine e al «beatis­simo » Fondatore (3), tutto sopportò con pazienza; « colli poveri Frati ci vuole pazienza e carità » scrisse in una lettera, mentre in un’altra colle lagrime agli occhi scrisse: « Io certa­mente sono assai amante delle Scuole Pie, ma le Scuole Pie non mi corrispondono» (4).

In luglio fu a Fano, quindi, in agosto, ritornò ad Ancona, dove c’erano un Padre Rettore che lo sosteneva ed una Comu­nità che lo rispettava e stimava.

« Non sappiamo a chi sia venuta l’idea di mandare il P. Pompilio a predicare la quaresima (1763) a Manfredonia ... resta l’impressione ... di un invito provocato ... per un defini­tivo rientro del P. Pompilio nel Regno ... Resta comunque qualcosa di oscuro in tutta la faccenda» (5). Fu un’infelice de­cisione.

Altre sofferenze, che il p. Pompilio descrisse eroicamente come « divine condotte», «belli, bellissimi scherzi dello Sposo Gesù», che peraltro non giovarono per il rientro definitivo nel Regno, né alcun documento conferma un «trionfale rientro a Napoli, applaudito dal popolo». Di fatto, il padre Pompilio si ammalò gravemente, « con orride febbri continue » e con « convulsioni orrendissime di nervi». Era l’amara ora del Get­semani: Pompilio vi sostò, dolorosamente, purificandosi; era l’ora del Calvario: Pompilio vi sali, confortando, esortando, edificando gli altri e santificandosi.

Superati altri grossi pericoli di un interminabile e faticoso girovagare per l’Italia, il 18 settembre 1763 rientrò finalmente ad Ancona. Era spossato, ma, almeno, fu ben accolto. I con­fratelli erano contenti del suo ritorno, non ultimo perché con i proventi del suo ministero si procedeva bene nella costru­zione del campanile (6). Intanto, ancora predicazione e anche supplenza nelle scuole. Sono di questo periodo le belle lettere sulla vita religiosa, dirette al confratello Pietro (7).

Alfine il Procuratore generale dell’Ordine ottenne il Dispac­cio per il «rientro nel Regno», cosicché, il 30 marzo 1765, da Roma partì l’« Obbedienza» che lo destinava a Campi Salentina.

 Il 15 aprile, il padre Pompilio si rimise in movimento per

quello che sarà il suo ultimo lungo viaggio terreno attraverso molte contrade d’Italia. Visitò ancora Loreto; quindi, in una specie di « tournée di congedo», passò per molti luoghi, tra i quali Roma, Rieti, l’Abruzzo, il Sannio, la Campania ma non Napoli! —, fino alla sua amata terra irpina, dove si rifo­cillò fisicamente e spiritualmente, immergendosi nella sua vasta devozione, con le pratiche di pietà a lui tanto care: la Santis­sima Eucaristia, il Sacro Cuore di Gesù, « Mamma Bella » e le «benedette Anime Purganti».

 

(1)          Oltre a ciò, vi furono perfidia e intrighi, da attribuire in buona misura a «quel clero volgarmente detto dei Cappelloni napoletani».

(2)          Si tramanda che i cavalli si sarebbero avviati soltanto al perentorio comando del Padre Rettore, che, sceso in strada, ordinò: «Padre Pompilio, in virtù di Santa Ubbidienza, dipartitevi! » … e la carrozza si mosse.

     (3) Calasanzio, beatificato il 18.8.1748, fu, poi, canonizzato il 16.7.1767.
 

     (4)  O. Tosti, o.c., p. 153.

    (5)  Ibidem, p. 170.
    (6) Il Padre Rettore delle Scuole Pie di Ancona, il 24 maggio 1764, scrisse a Roma al Padre Generale: «Nel campanile nulla impiegherà la Casa …
Salute al P. Pompilio, e permanenza in Ancona» (cfr. O. TOSTI, o.c., p. 178).

   (7) Fratel Pietro Caliandro (1722-1801), aiutante del P. G.F. De Nobili, procuratore generale, e confidente di San Pompilio.