SAN POMPILIO MARIA PIRROTTI
delle Scuole Pie

Un mistico in azione

 

Il 30 maggio 1765, sul far della sera, padre Pompilio rag­giunse la natia Montecalvo, dove trascorse un paio di setti­mane, rinfrancandosi dalle fatiche e dalle molte sofferenze. Il 6 giugno, partecipò alla «gran festa» del Corpus Domini e condusse la processione. Qui, nell’ambiente di famiglia e di persone care, come dono alla sua gente scrisse la Novena del Sacro Cuore di Gesù (1), di cui celebrò la festa il giorno 14 giugno (venerdì), desinando poi assieme « ai Canonici ed a molti Galantuomini » (2).

Partito dal paese il 17 giugno 1765, padre Pompilio riprende a girare per molti luoghi: Troia, Foggia, Barletta, Trani, Molfetta, Bari, Monopoli, Ostuni, Messagne furono tra le tappe per arrivare a Lecce, raggiunta il 5 luglio, col vettu­rino ammalato e nottata nel calesse. In questa città, detta la « Firenze del Sud » per le sue bellezze artistiche, si fermò alcuni giorni, frequentando molti amici e persone importanti.

La sera del 12 luglio pervenne a Campi Salentina, ove ebbe l’ultima dimora terrena, benché padre Pompilio fosse  «convinto di doverne ripartire da un giorno all’altro aveva perfino lasciato i suoi bagagli a Foggia presso la famiglia amica Del Muscio - …[era] addolorato, ma non scoraggiato del male che affliggeva la Comunità [delle Scuole Pie], niente

preoccupato delle restrizioni alla sua libertà imposte dal rescritto di riammissione nel Regno, che avrebbero forse para­lizzato chiunque altro, ... prima ancora con la sua condotta, col suo esempio, che colla sua azione diretta, pone mano a quella restaurazione del Collegio di Campi che, senza esagera­zione, potremmo chiamare rifondazione. L’azione e l’opera svolta in tal senso dal P. Pompilio nell’anno trascorso in Campi, l’ultimo della sua vita terrena, ha senza dubbio del prodigioso. Nella ottantina di lettere di questo tempo perve­nute fino a noi troviamo la documentazione più genuina e il miglior commento. Ad esse quindi rimandiamo segnalando semplicemente i titoli principali di uno studio, che potrebbe essere fatto: 1) rinnovo di alcune strutture del Collegio come premessa al 2) recupero della Comunità allo spirito dell’Isti­tuto e osservanza religiosa; 3) riapertura del Noviziato; 4) rior­ganizzazione delle Scuole, e 5) del servizio religioso; 6) recu­pero, come conseguenza di tutto, del buon nome di fronte alla popolazione; 7) riorganizzazione dell’economia dissestata, anche per la carestia, che, dopo aver colpito l’Italia e il Regno di Napoli in particolare, nel 1765 imperversava ancora, in forma più o meno grave, in tutto il Salento» (3).

Davanti ad una situazione d’emergenza, come quella delle Scuole Pie di Campi, il mistico Pompilio si mise all’opera, tirò fuori insospettate energie e « con mille industrie dell’affetto materno» agi in modo veramente inedito. Anzitutto lottò con se stesso di fronte alla cocente delusione del primo impatto con la Comunità. Con calma fermezza e con decisione, con buon umore e persino « con barzellette », si pose a fare « da Marta e Maddalena» (4), riuscendo, in meno di un anno, a ricostruire una regolare vita comunitaria. Per alcuni mesi fu il responsabile della Comunità, quindi fu nominato Maestro dei novizi e Rettore. Era un santo con i piedi in terra.

       Fu un anno intenso, ricco di contatti con le persone, predicazione, confessioni (5), attività epistolare.

(1)  La Novena, senza apparenti toni polemici nei confronti dello spi­rito giansenistico, sembra piuttosto riallacciarsi alle correnti mistiche medie­vali (mistica di 5. Bernardo, ecc.). Il testo -  con qualche accomodamento - è riportato in 2a appendice.

         (2)  Si tramanda che, durante il pranzo, al padre Pompilio furono serviti due piccioni. Con un semplice segno di croce le due bestiole furono fatte volar via.

  Tosti, o.c., p. 227.

         (4)  Un Pompilio «trasformato», che tratta del prezzo dell’olio, della qualità del vino e di altri approvvigionamenti, si interessa dell’igiene della cucina, ecc.

         (5)   « La maniera tenuta verso i penitenti era la più benigna e caritate­vole, e sempre ilare » (Dalle deposizioni del nipote Pompilio al processo di canonizzazione).