Anticamente ve ne era uno cosiddetto
«giornaliero» ed un altro per le feste e per le grandi
occasioni. Quest’ultimo si componeva di numerosi pezzi:
1) lunghe mutande con merletto lavorato a
«puntina» e con ampia spaccatura nella bracatura;
2) calzettoni neri di lana doppia lavorati con i ferri;
3) sottana corta tipo gonna;
4) camicia bianca di mussola con merletto giallo ed
iniziali rosse lavorate a «punto a croce’ .
5) busto-gilet di colore vario ed un corpetto nero che
regge le maniche allacciato con numerosi nastrini;
6) gonna pieghettata di velluto o di raso (originariamente lana plisset)
lunga fino al ginocchio (probabilmente essa si e
cominciata ad accorciate nel’corso di questo secolo);
7) un grembiule lavorato con ricami anche dorati detto vantesino (forse
dal latino ante-sinum);
8) scarpe decolte di vario colore e adornate con nastrini intonati allo
stesso colore chiamati «capisciole»;
9) copricapo per la festa, di tipo ripiegato, detto «pannuccia», molto
largo, che arriva, con la frangia, fino a coprire tutta la
schiena. E finemente ricamato. In alternativa alla
pannuccia, che era solo per i giorni festivi, vi erano il
«maccaturo» e la «tovaglia», quest’ultima ricamata «a
spugna». Anticamente le donne sposate indossavano un
particolare corpetto, ricco di sonagli pen denti, detto «buttunera»
. Elemento
obbligatorio e preziosissimo del costume montecalvese era
l’oro. Un costume privo di determinati «pezzi» del giallo
metallo non poteva essere indossato!; si tratta delle «tre
file di oro a cocole», delle «sciacquaglie» e dello «‘spungolo» per il quale
veniva fatta, comunque, un’eccezione potendo anche essere
d’argento.
Le «‘tre fila d’oro a cocole» erano costituite da una
collana a tre giri intorno al collo e lunga fino al seno,
formata da tante palle ovali di oro bucciardato che
avevano la forma simile a «cocole» termine
dialettale con cui si indicano i frutti selvatici del le
querce; le «sciacquaglie» erano costituite da orecchini
pendenti e lo «spungolo» avevano la funzione di te nere
attaccato il copricapo ai capelli. Il costume di nozze si
impreziosiva della «scolla», un lungo e prezioso mantello
di seta, di preferenza bianco o celeste, che veniva
indossato a punta lun go la schiena; nell’occasione il
capo era scoperto e tra i capelli, arricciati con la
tipica «castagnola», spiccavano i fiori d’arancio. Il
costume del «lutto», indossato a causa dei lutti familiari
e portato a volte fino alla morte, era modificato nel
corpetto e nel copricapo che diventavano neri.
Tratto da: MONTECALVO DALLE PIETRE AD OGGI
di G.B.M. CAVALLETTI