In
una democrazia non del tutto compiuta, come la nostra,tutti hanno il diritto di eleggere ed
essere eletti nelle cariche istituzionali,ottemperando ovviamente alle
varie regole ad esse connesse. La scelta,in una piccola realtà,quale la
nostra,può avere strade diverse. Di solito (fino ad oggi) la scelta del
candidato sindaco è stata fatta dai partiti politici che essendo la casa degli
elettori al loro interno indicavano la persona competente e degna di assumere
tale incarico e là dove la candidatura espressa da un partito poteva sembrare
non vincente si andava alla ricerca di aggregazioni con altri soggetti politici
per dare maggior forza alla candidatura stessa,magari sottoscrivendo un'accordo
di programma sulla conduzione amministrativa della cosa pubblica. Nel bene e nel
male questo metodo ,dal dopoguerra ad oggi,pare abbia funzionato abbastanza
bene,tant'è che i sindaci eletti,sono sempre stati persone di alto profilo
personale e politico contraddistinti da indubbia moralità ed indiscusso rispetto
verso l'elettorato. Oggi, sembra che le cose stiano in maniera un pò diversa.
Prima ci si autocandida alla carica di primo cittadino e dopo si passa al filtro
dei partiti e alla ricerca di consenso sulla propria persona, puntando
maggiormente sull'immagine personale e non alla presentazione di un progetto
politico. Ed è qui che il diritto democratico di tutti di scegliere o essere
scelti,viene meno perchè scavalcato a priori da decisioni individuali anche se
degne di massimo rispetto. Questo metodo è una dispersione della potenzialità
professionali attribuibili a chi persegue il progetto di aggregare intorno
all'amministrazione del paese tutti coloro che potrebbero concorrere al
miglioramento di essa,anche perchè in questo modo viene by-passata la
funzionalità e la capacità di dialogo tra le forze politiche e quindi degli
elettori che tramite le sezioni sono deputati ad assolvere a questo ruolo. E'
evidente che in questa situazione i cittadini perdano il loro orientamento
ideologico diventando prede di miserrimi ricatti o faraoiniche promesse di insperabili
miglioramenti di vita strettamente legati alla sfera personale. Non si è più
interrogati su come costruire o migliorare le attese di un paese piccolo come il
nostro,ma si è interrogati su quello che di più sul piano individuale può
essere offerto dall'uno o dall'altro concorrente della contesa elettorale. Ma il
rischio maggiore è quello di non sentirsi più soggetto attivo nella scelta dei
propri rappresentanti e distaccarsi completamente dalla vita democratica del
paese scivolando nel disinteresse più totale verso tutte quelle conquiste che la
lotta democratica ci ha dato.
Alfonso Caccese |
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