La Storia di Luisa Sanfelice in Tv
Luisa Sanfelice in carcere, 1874 - olio su tela, 63x79
cm - Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte |
Senza nulla togliere al merito di autori di romanzo e
registi cinematografici che raccontano con parecchie infedeltà personaggi
storici, noi crediamo che convenga sempre, agli amanti della verità anche in
fatto di storia, documentarsi il meglio che si possa su quei personaggi
alterati da autori, che non devono preoccuparsi troppo della storia. Ma
anche la ricostruzione degli storici di professione, certo, è spessissimo
opinabile. Bene noi ci fidiamo abbastanza di Benedetto Croce e diamo quì di
seguito la riproduzione di due brani del saggio che egli dedica alla figura
della Sanfelice; ne:
"La rivoluzione Napoletana del 1799".
Buona lettura
A.Caccese - M.Sorrentino |
Primo brano
Che cosa era dunque, accaduto? Si sa che le congiure per lo più falliscono ora
per il tradimento, ora per la paura, ora per l’imprudenza; e questa volta fu per
l’imprudenza di un giovane innamorato. La sollevazione della plebe contro i
francesi e i patrioti portava con sé stragi, rapine e incendi, Per riconoscersi
scambievolmente e per salvare dai danni le persone che si sapevano fedeli ai
Borboni, i congiurati avevano preparato biglietti di assicurazione, e li
distribuivano segretamente. Ora uno di questi biglietti il giovane Baccher,
corteggiatore di Luisa Sanfelice, non seppe trattenersi dal darlo alla donna da
lui amata, dicendole che, in caso di tumulti e pericoli, l’avesse mostrato e
sarebbe stata salva. Meno chiare sono le circostanze per le quali il biglietto,
che doveva restare nelle mani di lei, servi a scoprire l’opera dei congiurati.
Ma sembra certo, per concordi attestazioni, che ella avesse un altro amico
ch’era repubblicano, e che il biglietto passasse nelle mani di costui.
In qual
modo? Qualcuno vuole che l’amante lo scoprisse casualmente; ma parecchi altri,
e i più credibili, narrano la cosa con un particolare assai pietoso. Luisa
timorosa più per la sorte del suo amico repubblicano che per sé stessa, spinta
dalla sua passione, gli diede il biglietto avuto dal Baccher ,tacendone la
provenienza e solo accennando il pericolo. Il giovane repubblicano si affrettò a
informare il governo di quanto aveva appreso. Luisa interrogata, non volle dire
donde avesse avuto il biglietto; ma quella carta bastò da sola a mettere sulla
traccia dei congiurati, e a farli arrestare. Il nome dell’amante repubblicano ci
è stato serbato dal Colletta. Era un giovane, Ferri. Ferdinando Ferri, nato da
una famiglia di magistrati, aveva allora trentadue anni, ed era entrato in
magistratura come addetto all’udienza di Aquila. Venuto a Napoli sulla fine del
1798, si converti alla repubblica seguendo forse l’esempio e la persuasione del
suo maestro, già poeta di corte e allora fervido repubblicano, Luigi Serio. I
suoi primi passi di repubblicano non furono privi di difficoltà perché dovette
giustificarsi dalle accuse mossegli di essere stato tra i delatori che avevano
servito il passato governo. Forse il suo zelo a scoprire la congiura provenne
anche dal desiderio di purificarsi da ogni sospetto e completamente rifarsi
nell’opinione dei repubblicani’. Ma un altro nome appare in quel tempo accanto
a quella della Sanfelice: il nome di Vincenzo
Cuoco;
e alcuni dicono che proprio il Cuoco e non già il Ferri nominato dal Colletta,
fosse l’amante repubblicano. È probabile che al Ferri realmente si dovesse la
scoperta e la prima rivelazione, e che egli restasse ciò nonostante in secondo
piano, avendo messo la sua firma a un memoriale contro i Baccher insieme con
quelle di parecchi altri, laddove il Cuoco, il quale, come poi asseri,
frequentava la casa della Sanfelice in qualità di procuratore del marito, fece
da consigliere e da guida nelle relazioni che la povera donna dovette avere, in
quell’occasione, con la polizia o col governo repubblicano, e perciò parve che
avesse nell’accaduto parte assai più dell’altro rilevante accanto alla
protagonista.
Il
Monitore napoletano (al quale spetta la prima menzione del nome del Cuoco),
nel suo numero del 24 germile, ossia del 13 aprile, pubblicava:
“Una
nostra egregia cittadina, Luisa Molina Sanfelice, svelò venerdi sera [5 aprile]
al governo la cospirazione di pochi, non più scellerati che mentecatti” , ecc. E
dopo ,aver fornito varie notizie sui congiurati, terminava: “ Essa superiore
alla sua gloria, ne invita a far noto che ugualmente con lei è benemerito della
Patria in questa scoperta il cittadino Vincenzo Cuoco .Questa stessa
divulgazione, voluta dalla San felice, del nome del Cuoco suona come una
smentita del posto che il futuro autore del saggio storico avrebbe occupato nel
suo cuore; non sembrando verosimile che ella avesse voluto premurosamente
comparire in pubblico nella compagnia lei suo amante, reale o supposto, segreto
o notorio che fosse .
Secondo brano
Si era
nel Luglio del 1800, e il re dispose che la San felice fosse trasportata da
Napoli a Palermo col primo bastimento in partenza per farla visitare da medici
di sua fiducia, Scrive, fra i tanti il Marinelli: « La Sanfelice, che scoprì
la congiura dei signori Baccher , e che fu posta due volte in cappella, o che
per essere gravida non fù decollata, questa Sanfelice ben custodita e guardata
a vista. dentro un bastimento, in questo mese è stata trasportata a Palermo. Il
re, che la voleva morta cosi ha voluto per farla giudicare in Palermo e per
vedere se era gravida» . Giunta a Palermo, fu accertato quello che tutti
sapevano. La gravidanza non esisteva. E re Ferdinando, assodato l’inganno dette
ordine che la sventurata fosse subito ricondotta a Napoli e senz’altro
giustiziata.
Ma
sopravvenne un fatto che doveva aggiungere un’altra tinta nera al quadro già
cosi fosco. La principessa ereditaria Maria Clementina dette alla luce, il 26
agosto, un bambino maschio, l’aspettato erede del trono . Per l’occasione di
quel parto si era concertato tra le donne della famiglia reale (e pare che al
concerto non fosse estranea la regina Carolina) di chiedere al re, in luogo
delle tre grazie solite a concedersi alla puerpera, una so1a la grazia della
povera Sanfelice. Il Colletta ci ha descritto la scena che segui nella camera
della principessa. Un foglio contenente la supplica di lei (della Sanfelice) e
le preghiere della principessa fu posto tra le fasce dell’infante, cosi che il
re lo vedesse; e difatti, quando egli andò a visitare la nuora, ed allegro e
ridente teneva sulle braccia il bambino, lodandone la beltà e la robustezza,
vide il foglio e domandò che fosse: È grazia (disse la nuora) che io chiedo: ed
una sola grazia, non tre; tanto desidero di ottonerla dal cuor benigno di
Vostra Maestà. Ed egli, sorridendo sempre: Per chi pregate? Per la misera
Sanfelice...e più diceva, ma la voce fù tronca dal piglio austero del re, che,
mirandola biecamente, depose, o quasi per furia gettò l’infante sulle coltri
materne, e senza dir motto uscì dalla stanza, né per molti giorni vi ritornò. Il
primo settembre giungeva a Napoli il pacchetto. di Palermo, portante nel fondo
della nave Luisa Sanfelice incatenata. E tra i dispacci che lo stesso legno
recava al luogotenente e capitano generale del regno di Napoli, principe del
Cassaro, ce n’erano due, uno che annunziava il fausto avvenimento della nascita
del principe ereditario con le congiunto disposizioni per le iutnlnarie nella
città e gli altri festeggiamenti d’occasione; l’altro, che diceva testualmente
cosi:
“Ecc.mo
Sig.re. Avendo rilevato il Re dall’annessa relazione de’ Periti Fisici di
questa Capitale che la rea di Stato già condannata Luisa Molines Sanfelice non
sia affatto gravida, ha ordinato che sia costà rimandata, rigorosamente
riguardata o custodita, e che abbia il suo corso la giustizia. Nel Real Nome la
Real Segreteria di Stato Giustizia e Grazia lo comunica a V. S. Ill.ma per l’uso
che risulta. -Parisi”
Napoli fu
illuminata; e nella gioia «universale. come si dice sempre in simiglianti
occasioni, un cronista notò solo un certo rammarico provato dai fedeli
napoletani, che l’erede del trono fosse nato fuori della capitale, nella rivale
Palermo. Ma il giorno stesso si spargeva, dapprima non creduta, la notizia
orrenda del ritorno della Sanfelice su quella stessa nave, per essere
giustiziata.” Si è inteso, con orrore generale, che collo stesso pacchetto che
ha portato la fausta notizia, sia tornata donna Luisa Molines Sanfelice, ferrata
di mani e piedi, per eseguirsi la sentenza di morte contro lei pronunziata un
anno circa fa, giacché, visitata in Palermo, s’ trovata non essere gravida. E
nei giorni seguenti; “Ancora non si sa (scrive il diarista) se la Luisa
Sanfelice debba o no morire: tutto il mondo la vorrebbe salva . Solo nemici del
governo si compiacevano di far rilevare la ferocia sovrana, e raccontavano della
grazia chiesta vanamente dalla principessa ereditaria : io credo (continua il
diarista) che ciò sia un’ invenzione di chi ama far rilevare la crudeltà di
tal caso, se mai segue. Ma quell’efferatezza o quella stoltezza seguirono
veramente. Passati gli otto giorni dei festeggiamenti, il 9 settembre, il
Villamarina faceva ufficio al canonico Puoti per l’assistenza religiosa della
condannata; e il 10 settembre Luisa Sanfelice entrava la terza, e ormai ultima
volta, nel confortatorio.
E alle
ore dieci del giorno dopo, 11 settembre la sventurata uscì dal torrione del
Carmine e fu menata alla Piazza del Mercato. La commozione di tutti era
grandissima. “Impietosito il popolo (scrive il Colletta) al triste fato di bella
giovine donna, chiara di sangue e di sventure, solcata in viso dalla tristezza e
dagli stenti, rea di amore o per amore e solamente dell’aver serbata la città
dalle stragi e dagli incendi. Ognuno la compiangeva (dice un manoscritto del
tempo), considerando le sue vicende, e la sua morte quasi a sangue freddo”. Una
scena selvaggia coronò questi ultimi istanti del feroce martirio. La Luisa,
circondata e sorretta dai fratelli dei Bianchi, sali sul palco. E si facevano
gli estremi preparativi, e le infami mani del carnefice l’acconciavano. Sotto il
taglio della scure, quando un soldato, di quelli che assistevano all’esecuzione,
lasciò sfuggire accidentalmente un colpo di fucile. Il carnefice, spaurito e già
sospettoso di qualche tumulto, a questo si turbò e lasciò cadere in fretta la
scure sulle spalle della vittima: sicché poi, tra le grida d indignazione del
popolo, fa costretto a troncarle la testa con un coltello. Quelle povere membra,
che avevano finito di soffrire i furono sepolto nella prossima chiesa di Santa
Maria del Carmine . E il buon diarista, che tante notizie ci ha fornito per
questa narrazione,, la sera annotava, inorridendo, nel suo diario:” SI E’POSTO
IL SUGGELLO ALLA BARBARIE E VENDETTA COLLA ESECUZIONE DELLA MOLINA SANELICE
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