Docente e predicatore
Per vocazione e per scelta uno
scolopio è religioso, sacerdote (ad eccezione dei pochi fratelli
laici) e docente. Il giovane sacerdote Pompilio abbracciò questo
triplice ideale calasanziano e lo visse con intensità e con
successo, fino all’eroismo, fino alla santità.
Non aveva ancora completato tutti
gli studi curriculari che gia venne immesso nell’insegnamento, che
sin dall’inizio gli costò fatica, per la salute alquanto precaria,
mentre gli fece guadagnare stima e simpatia da parte di tutti.
Dopo le prime esperienze didattiche
nelle Scuole Pie di Turi e di Francavilla Fontana, una volta
sacerdote fu richiesto anche nell’attività apostolica. La «
Confraternita della Morte ed Orazione» di Francavilla lo volle suo
Padre Spirituale. Pompilio si impegnò a fondo e si prodigò nel
nuovo incarico, facendo tesoro per le future attività di questo
genere, come vedremo in seguito.
Nell’autunno del 1736 fu trasferito
nelle Scuole Pie di Brindisi. Di questo periodo sono rilevanti due
eventi: la Visita del Padre Generale (1) e la cosiddetta «
conversione». Qui ricoprì anche l’incarico di bibliotecario.
Dalle tracce lasciate nelle
«proteste» (2) ci resta testimoniato che in padre Pompilio andò
completandosi un processo di maturazione, che lo condusse ad una
profonda ed efficace interiorizzazione del pensiero della morte (3),
come stimolo a
vivere più radicalmente il Vangelo,
con una prassi cristiana radicata nella religiosità popolare,
lontana dalla «moda del secolo » improntata a formalismo e
rigorismo, aspri frutti del freddo e sterile illuminismo e quietismo
(4).
Dal cuore del padre Pompilio
emanava un grande calore che, a sua volta, proveniva dal Cuore di
Gesù, del quale San Pompilio divenne intrepido pioniere e
instancabile apostolo (5).
Nel triennio 173 9-42, il
nostro Santo fu operatore culturale e spirituale nel Seminario
diocesano di Ortona a Mare, in Abruzzo.
Intanto la sua spiritualità
andava sublimandosi a grandi passi, nella pratica religiosa e nella
predicazione, tanto che i biografi hanno parlato di « seconda
vocazione», quella, cioè, di predicatore. Il devoto pellegrinaggio
al Santuario di Loreto, tanto desiderato, gli fu di stimolo a
rafforzare ancor più la sua robusta e indefettibile devozione
mariana, caratterizzata da espressioni di estremo candore e di
filiale trasporto verso la Madre Celeste, la sua « Mamma Bella»,
come amava chiamarla.
Le richieste di predicazione
si moltiplicavano e padre Pompilio si spendeva per le necessità
spirituali di quanti avvicinava. Passato a Lanciano, nel 1742, fu
quasi travolto dagli impegni del ministero sacerdotale; acquistò
tanta ammirazione e stima per la predicazione e per gli esercizi
penitenziali (6) in molti luoghi che ben presto fu indicato come
l’Apostolo dell’Abruzzo. Inoltre scrisse un numero indefinito di
lettere.
Dalle persone di ogni
estrazione sociale, contattate nei viaggi e nei vari luoghi di
predicazione, riceveva confidenze d’ogni genere e sempre crescenti
richieste di consiglio, anche
perché il clero era piuttosto
lontano dal popolo e non curava sufficientemente le anime. Da tali
richieste e pressioni ebbe inizio quella vasta e fruttuosa direzione
spirituale, anche epistolare, che tanto lo impegnò e che non gli
risparmiò rimostranze, contrasti e sofferenze.
Alla fine, sospeso dalle
confessioni e dalla predicazione,
i
Superiori lo richiamarono a Napoli,
dove, inizialmente, gli fu concesso di predicare il sabato nella
chiesa di Santa Maria, detta del Caravaggio, affidata ai Padri delle
Scuole Pie.
Gli undici anni vissuti a Napoli
furono ricchi di iniziative apostoliche, di esercizi di pietà e di
devozione. Nell’autunno del 1748 il padre Pompilio fu anche a Roma,
ospite della Casa-madre dell’Ordine calasanziano, mentre nel
febbraio del 1749 il Padre Generale (7) visitò le Scuole Pie di
Napoli ed ebbe un lungo colloquio col padre Pompilio.
Nel 1751 il padre Pompilio fu
chiamato a condividere le responsabilità e gli oneri del governo
della Provincia religiosa in qualità di Assistente provinciale. In
seguito, però, nel 1753, con un atto di autentica umiltà, rinunciò
all’ufficio di Assistente e ad ogni diritto e carica.
L’opera di maggior rilievo che
realizzò nella Capitale partenopea fu la fondazione della «
Congregazione della Carità di Dio » (8), con sede presso il Collegio
del Caravaggio. Della cosa, che suscitò molto interesse, si occupò
anche la Cancelleria Reale. Tuttavia, alcune attività della
Congregazione, alcune azioni di straordinario zelo apostolico
furono ritenute « facili » o esagerate e suscitarono gelosie,
invidia e non poco sconcerto tra il clero, le Autorità civili e
religiose, con gli immancabili ricorsi. Ne segui molto scalpore che
scosse molto il padre Pompilio, il quale si ammalò. Frattanto molte
persone influenti si muovevano a favore e contro il religioso
scolopio, già accusato di consigliare la frequenza anche quotidiana
della Comunione e ora di « assolvere anche i traviati »
(!),
finché si giunse al
gennaio 1759, allorquando il padre Pompilio lasciò Napoli alla volta
di Chieti.
(1) Il p. Felice Arduini, preposito
generale delle Scuole Pie dal 1736 al 1742; fu a Brindisi
nell’aprile del 1738.
(2) Forti dichiarazioni dottrinali,
unite a fermi propositi per il futuro, messi per iscritto.
(3) Nell’ascesi cristiana è celebre
l’adagio «Memento mori et non peccabis
»,
cioè « Ricordati che devi morire e
non peccherai».
(4)
Atteggiamento spirituale passivo, generalmente considerato
come deviazione della vita interiore.
(5) Vedere la Novena scritta
da San Pompilio, riportata nelle Appendici di questo volumetto.
(6) Tra l’altro, resta
emblematica l’austera Via Crucis a Tornareccio
nella quaresima del 1747:
gli avversari la ritennero addirittura un riprovevole eccesso.
(7) Il P. Agostino
Delbecchi fu preposito generale dal 1748 al 1751.
(8) Ancora esistente in Napoli.
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